In ascolto – Giovinezza

Maria Teresa MilanoMi piace osservare quel che succede nei giorni intorno al 27 gennaio e non solo per lavoro, ma anche per quello che potrei definire “interesse antropologico”. Accanto a progetti importanti ed esperienze di alto valore civile e morale, succedono spesso cose strane: presentatori improvvisati che cercano di “risollevare un po’ il morale”, politici che pescano dal cellulare frasi a effetto da utilizzare nel discorso che pronunceranno cinque minuti dopo, silenzi imbarazzanti, ecc…
Quest’anno una politica della mia zona, poco prima del Giorno della Memoria, ha postato nel magico e democratico mondo di Facebook una foto del duce, per ricordarci che è stato l’unico uomo nella storia italiana ad aver gestito in modo efficiente i danni di un terremoto.
Timing perfetto, ho pensato, e sono stata tentata di risponderle in modo ironico “Salve o popolo d’eroi!”, l’incipit di Giovinezza, la canzone adottata dagli squadristi e ben presto divenuta patrimonio della popolazione, un brano permeato di quell’apparente spensieratezza che ancora oggi risuona nella nostra mente. Non a caso ha l’aria talmente innocua che ne hanno realizzato una versione 2.0 come suoneria per cellulari.
Il problema è che quella canzone è il simbolo di una storia e di un ideale, perché come ben sapeva anche Mussolini, la musica è un ottimo veicolo per comunicare non solo emozioni, ma contenuto. “Sulla quasi totalità di noi la musica esercita un enorme potere, indipendentemente dal fatto che la cerchiamo o meno”, ha scritto il neurologo Oliver Sacks, creatore del concetto di musicofilia. E un regime, come quello fascista, che fece della propaganda un’arte, ben conosceva questo potere e anche attraverso il canto, gli obiettivi e gli ideali del fascismo entrarono nel pensiero comune.
Salve, o popolo d’eroi, salve, o Patria immortale! Son rinati i figli tuoi, con la fe’ nell’Ideale.
Il valor dei tuoi guerrieri,la virtù dei pionieri,la vision de l’Alighieri, oggi brilla in tutti i cuor.

L’inno, un quattro quarti in stile marcia strutturato sulla classica alternanza A-B, si apre con un invito all’intero popolo italiano, nobile stirpe, che vanta tra le sue fila pionieri e guerrieri. L’allusione ad Alighieri, oltre a essere perfetta per la rima baciata, ha un gran vantaggio: la maggior parte delle persone, anche quelle poco istruite, senz’altro lo conosce e così il messaggio è al tempo stesso famigliare e culturale. Il ritornello è allegro, il suo canto “squilla e va!” e a quel punto si è così coinvolti da cantare anche le due strofe successive con tutto quel che contengono: la gogna, la fede nel duce, le bandiere e il fascismo redentor.
Non ho commentato il post della politica in questione, ma, trattandosi di una donna che da anni si batte per la difesa dei diritti delle donne, sono ancora tentata di inviarle la versione “a uso femminile” della celeberrima Giovinezza, in cui la musica racconta un po’ l’immagine della donna di quegli anni, quando il duce tra le altre cose, gestiva in modo esemplare i danni del terremoto.
Cosa importa se siam donne? Non alberga in noi paura, Né c’intralciano le gonne nella lotta santa e pura… Della donna è la missione, d’insegnar fede ed amor e trasmetter la passione della patria in ogni cuore!

Maria Teresa Milano

Consiglio d’ascolto: la canzone che seppe ridere del grandioso apparato, composto dai 550 consiglieri della Camera dei Fasci e delle Corporazioni.

(2 febbraio 2017)