melamed – Frantz e il Golem, un progetto speciale

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Ci sono libri che aprono mondi ed occasioni che non si possono mancare, così abbiamo pensato quando all’uscita dell’albo illustrato Frantz e il Golem abbiamo saputo della possibilità di far venire in Italia la sua autrice. Frantz e il Golem è l’ultimo albo illustrato firmato da Irène Cohen-Janca e Maurizio Quarello, per la quarta volta insieme per i tipi di Orecchio Acerbo; un albo eccezionale per il quale, grazie all’impegno del Museo ebraico di Venezia in collaborazione con Coopculture e la Comunità ebraica di Venezia, abbiamo voluto sperimentare l’impegno di un lavoro didattico complesso e prolungato, culminante con l’incontro degli studenti con l’autrice.
Il progetto didattico ha preso vita con l’esposizione della mostra delle tavole originali di Quarello (dall’8 al 31 gennaio al Museo ebraico di Venezia). Con le classi che hanno aderito al progetto abbiamo intrapreso un percorso in tre tappe che ci ha portato a leggere in classe l’albo, a rileggerlo ed interpretarlo alla luce delle tavole esposte al Museo Ebraico di Venezia, ed infine a ragionare delle varie ipotesi interpretative della storia direttamente con l’autrice Irène Cohen-Janca, eccezionalmente in Italia grazie all’iniziativa di Pagine Ebraiche, per un incontro con i lettori e le lettrici tenutosi il 30 gennaio. Un percorso che ha permesso a bambine e bambini, ragazze e ragazzi, di far entrare la storia dentro di loro, rimuginarla, valutarne tutti i piani e le implicazioni narrative ed emotive comparando storia narrata e storia illustrata. Il Golem ci ha così permesso di entrare in punta di piedi nel mondo ebraico con la sua profonda cultura millenaria e le altresì millenarie persecuzioni a cui il Golem risponde con la forza cieca data da un’essenza priva di linguaggio e dunque, ci dice il Maharal di Praga suo creatore, di anima.
La presenza delle lettere ebraiche sulla fronte del gigante d’argilla a significare EMET, la verità, la giustizia; la morte del Golem a seguito della cancellazione della lettera alef che trasforma la parola ebraica EMET, che significa verità, in MET, che vuol dire morte, ha portato le studentesse e gli studenti a porsi molte questioni sul linguaggio e sul legame tra esso e l’essenza umana e non-umana, quella del Golem appunto. Ma il Golem è anche un ottimo medium per introdurre il tema e la storia delle persecuzioni entiebraiche: quella di Praga da cui la storia di Frantz e il Golem nasce (“il Golem è Praga” dice Irène Cohen-Janca), fino alle persecuzioni razziali del secolo scorso.
In quest’ottica si potrà arrivare a notare (e comprendere la presenza) le due piccolissime figure vestite della tristemente riconoscibile divisa a righe dei campi di concentramento disegnate da Quarello nella tavola in cui il piccolo protagonista Frantz (il cui viso è inconfondibilmente quello di Frantz Kafka) sprofonda e attraversa le frontiere proibite del tempo per risvegliarsi…Golem.
Ma il Golem e il bambino sono la stessa “persona”? Hanno la stessa “sostanza” di protettori del popolo ebraico? Irène direbbe che no, Frantz e il Golem non sono la stessa “persona”, ma, sì, il bambino, i bambini, possono senz’altro essere i salvatori del mondo…e non solo di quello ebraico, evidentemente.
Di tutto questo le giovani lettrici e i giovani lettori hanno potuto parlare con Irène Cohen-Janca, confrontarsi con lei riguardo le proprie ipotesi interpretative e scoprirne di nuove in un dialogo serrato ed estremamente ricco per entrambe le parti.
Il “progetto Golem”, così l’abbiamo chiamato, è nato al Museo ebraico di Venezia per poi essere portato al Museo della Padova Ebraica dove le tavole di Quarello saranno in mostra per tutto il mese di febbraio.
Insieme al Premio Cento invece è stato organizzato un incontro con le studentesse e gli studenti che l’anno scorso hanno premiato Irène Cohen-Janca per il suo magnifico albo dedicato a Janusz Korkzac L’ultimo viaggio, anch’esso illustrato da Maurizio Quarello e sempre edito da Orecchio Acerbo.
Il “Progetto Golem” e il viaggio di Irène Cohe-Janca sono stati possibili grazie alla sinergia di diverse realtà che hanno permesso di accogliere la scrittrice in Italia, di farle incontrare molte lettrici e molti lettori (circa 250 in 3 giorni) e di dar loro un’occasione unica per avvicinarsi ai temi della cultura e della storia ebraica ma anche alla grande letteratura per l’infanzia, quindi grazie a CoopCulture, Comunità ebraica di Venezia, Comunità ebraica di Padova, Premio Letteratura ragazzi della Fondazione Cassa di Risparmio di Cento, Pagine Ebraiche e la casa editrice Orecchio Acerbo.

Roberta Favia

(3 febbraio 2017)