Qui Firenze – L’incontro alle Murate
Paesi arabi, le memorie ebraiche
Firenze, caffè letterario delle Murate. Incontro organizzato da donne per la pace su Gli ebrei dei paesi arabi: tra storia e memoria. Anima di questo gruppo, nato nel 2015, Tami e Saana, due donne che vivono a Firenze, una israeliana, l’altra egiziana. Intorno, altre donne, per lo più ebree e mussulmane.
Un evento vivace ed emotivamente coinvolgente. Relatore Dario Miccoli, ricercatore e docente di Lingua e Letteratura Ebraica all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Le sue ricerche sono dedicate alla storia e memoria degli ebrei dei paesi arabi, in particolare dell’Egitto, e alla letteratura israeliana contemporanea. Tra le sue opere La letteratura israeliana mizrahi (Firenze: Giuntina, 2016).
Il relatore ha ripercorso con noi la storia delle comunità ebraiche dei paesi arabi, soffermandosi sull’età contemporanea. Ha illustrato le differenze e le somiglianze tra le comunità del Magreb, dell’Iraq, della Turchia e dell’Iran, comunità un tempo molto numerose ed ora quasi scomparse. ci ha parlato delle memorie che oggi emergono a partire dalla letteratura di ebrei provenienti da quelle comunità ed emigrati in Europa e in Israele, tra questi Sami Michael, Teresa Cremisi e Chochana Boukhobza. Ha ricordato una società in cui convivenza e rispetto erano la norma.
In sala quella che nel ’66 era una giovane coppia di ebrei che, con due bambini, è partita da Alessandria alla volta dell’Italia, ed è giunta a Firenze dopo una sosta in un campo profughi vicino a Napoli. La prima volta che partecipavano ad una delle attività. La signora, commossa, ha ricordato la sua vita da studentessa quando sedeva ad un banco con una compagna cristiana ed una mussulmana, con voce ricca di nostalgia ha parlato delle famiglie che condividevano eventi felici oltre a quelli tristi; le feste degli uni erano anche le feste degli altri. Felicità di parlare con Saana che conosce Alessandria; un incontro che è stato un ritrovarsi.
Se nelle parole di quella che era stata una bambina e una giovane sposa ad Alessandria era presente il rimpianto di un Egitto cosmopolita e multiculturale, questo rimpianto, ci ha raccontato Dario Miccoli, è presente anche in Egitto, testimone ne è una soap opera andata in onda nel 2015 durante il Ramadam (le famiglie, in questo periodo così denso di significato, usano riunirsi la sera davanti alla televisione): Haret el Yahud, quartiere ebraico, 30 puntate in cui gli ebrei non sono rappresentati con stereotipi negativi, ma come persone normali, anche degne di lode. Si tratta di una storia ambientata durante il conflitto arabo-israeliano del ’48 ed il periodo immediatamente successivo. Molto interessante parlarne in un contesto di donne di differente provenienza e credo e poter progettare una proiezione di alcune puntate sottotitolate da vedere insieme.
In questi incontri (varie sono le attività tra cui un coro) le donne portano se stesse, non partecipano per rappresentare una comunità o l’altra. Ci si conosce, si superano pregiudizi, si stringono rapporti e legami, legami ben diversi da quelli ufficiali tra i rappresentanti religiosi. Diversi non vuol dire migliori o peggiori. Personalmente, li sento essere incisivi e duraturi, ho la sensazione che, nel vivere insieme momenti significativi nel presente, si contribuisca alla costruzione di un futuro che mi piace.
Sara Cividalli, Consigliera UCEI
(5 febbraio 2017)