Memoria – Vercelli, i giovani protagonisti

16195380_1782366238750115_2387584110387063433_nMolte le iniziative organizzate per il Giorno della Memoria a Vercelli, città dove la Comunità ebraica ha ampia considerazione grazie anche alla politica di apertura praticata da tempo. Negli anni, la Comunità presieduta da Rossella Bottini Treves si è avvicinata al grande pubblico attraverso incontri, approfondimenti, conferenze ed eventi musicali e culinari volti a far conoscere la cultura ebraica. Il risultato di queste attività si palesa anche con le iniziative che la Città stessa organizza per il Giorno della Memoria, appuntamento fisso per gli studenti degli istituti superiori e per la popolazione vercellese, novarese e biellese.
La settimana dedicata alla Memoria è iniziata con la presentazione del libro di Adriana Muncinelli ed Elena Fallo “Oltre il nome. Storia degli ebrei stranieri deportati dal campo di Borgo San Dalmazzo”, svoltasi mercoledì 25 gennaio in Sala Foa a Vercelli. L’evento è stato organizzato in collaborazione con l’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia, con la compartecipazione del Consiglio Regionale del Piemonte – Comitato per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana.
Giovedì 26 gennaio la Presidente Treves è intervenuta, a Novara, all’incontro per gli studenti con Dario Arkel, docente di Pedagogia Sociale dell’Università di Genova, che ha tenuto una lezione dal titolo Ascoltare la luce. Vita e pedagogia di Janus Korczak nell’aula magna dell’Università del Piemonte Orientale.
Il 27 gennaio il ricordo delle vittime della Shoah ha coinvolto l’intera Vercelli: la Prefettura, in collaborazione con la Consulta Provinciale degli studenti, la Comunità Ebraica e il Comune di Vercelli, ha organizzato un flash mob in tre punti della città. I ragazzi degli istituti superiori hanno messo in scena uno struggente momento in cui hanno evocato la terribile immagine di cadaveri accumulati prima della risoluzione nei forni crematori, mentre una voce narrante ha sottolineato la volontà dei giovani di ricordare, imparare e sottolineare l’importanza e la bellezza della vita. Il flash mob, alla presenza del Prefetto Maria Rosa Trio, del Sindaco Maura Forte e dell’Arcivescovo don Marco Arnolfo, è stato ripetuto davanti alla Sinagoga di Vercelli, a seguito della deposizione della corona di alloro sotto alla lapide dei deportati vercellesi. In Sinagoga, la Presidente Treves ha offerto alla città un altro momento molto toccante, attraverso la lettura della poesia I vagoni son tornati tratta da Il canto del popolo ebraico massacrato di Yitzhak Katzenelson.
Nella stessa mattina del 27 gennaio inoltre, il Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe, ha onorato le vittime delle leggi razziali del 1938, i cui nomi sono ricordati sulla lapide apposta alla Sinagoga di Biella-Piazzo. Davanti alla pietra, è stata deposta una composizione di alloro e fiori bianchi, con nastri blu, bianco e rosso, dono simbolico che rimanda sia ai colori di Israele sia a quelli della Sardegna. A seguire, la tradizionale benedizione delle Donne del grano che hanno gettato semi di frumento davanti alla lapide e frantumato a terra i piatti che li contenevano.
Infine la classe IIIC del Liceo Classico Lagrangia di Vercelli ha ideato e realizzato, nella sede storica del Liceo, l’opera Binario 21. Treno in partenza. Verso dove? Perché? una installazione sul tema del ‘viaggio’ verso i lager, prendendo spunto dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, dal quale partivano i treni per i campi di concentramento, ora sede di un museo commemorativo. L’ampio scalone dell’istituto si è trasformato in un luogo irreale e suggestivo, un binario verso il nulla che porta verso la terribile scritta Arbeit mach frei del cancello all’ingresso di Auschwitz. Decine e decine di pensieri sul tema dell’inutilità della morte e sulla violenza, scritti dagli alunni di tutte le classi, in particolare quelle del triennio, fanno da cornice al viaggio verso l’ignoto.
Nella mattinata del 30 gennaio, alla presenza della Presidente Treves e dell’assessore alle Politiche Giovanili ed alla Scuola del Comune di Vercelli Andrea Raineri, gli alunni della classe IIIC hanno ricordato gli ebrei della Comunità Ebraica di Vercelli che non tornarono mai più a casa. Un momento suggestivo, una toccante cerimonia, guidata dalla voce narrante di Paolo Giordani e dal violino, dolce e malinconico di Elena Fiorani. Molto coinvolta, la Presidente Treves, ha ringraziato docenti e ragazzi del lavoro svolto e del sentimento dimostrato per eventi così tragici ma non così lontani.
Alla base dell’installazione temporanea, c’è la volontà dei ragazzi della IIIC di rendere visibile che la storia universale che diventa esperienza individuale, hanno espresso molti pensieri nella loro opera. Matteo Cavagnetto racconta che la «manifestazione ha permesso a tutti i presenti di ricordare come un tragico evento del passato non debba rimanere chiuso nella sterilità di un libro di storia ma sensibilizzare le nuove generazioni affinchè i problemi sociali, che affliggono la società odierna, non vengano visti con indifferenza». Paolo Giordani invece racconta i retroscena dell’installazione, ricordando che «l’intuizione di allestire lo scalone della scuola come fosse un binario del treno che portava a un campo di sterminio l’ha avuta un nostro compagno, Lorenzo, e la realizzazione dei binari stessi nonché del cancello del luogo è espressione delle capacità di ognuno di noi. La nostra professoressa di religione, anche quest’anno, è riuscita a far sì che l’idea e il suo sviluppo partissero dagli alunni. Indicare poi il binario con il numero 21, quello di Milano centrale, e innalzare sul cancello l’inconfondibile scritta del campo di Auschwitz ha caricato l’opera di un forte valore emotivo. La parte più difficile da realizzare è stata, a parer mio, l’esprimere un proprio pensiero, una propria riflessione per ricordare il dramma. Non è facile, infatti, esprimersi senza cadere nel banale, senza ripetere qualcosa che è già stato sentito; ed è qui, però, che io vedo la realizzazione massima della Giornata della Memoria: dedicare qualche minuto, qualche attimo a pensare alle persone che hanno perso la vita in quegli anni, anche se spesso con una riflessione superficiale e di poco conto, è il miglior modo per mantenere viva la commemorazione di quegli eventi ormai lontani». Ed infine Pietro Buccheri afferma che «In questa occasione più che in ogni altra ricordare un evento così rilevante mi ha toccato, perché come è giusto ricordare ciò che l’uomo compie di positivo nei confronti di altri uomini, così è giusto, anche se con rammarico e turbamento, ricordare cosa l’uomo possa fare pur di soddisfare il proprio ego e affermare la sua infima superiorità sui propri simili; superiorità basata solo sulla violenza e prevaricazione, dimostrando di non avere la minima sensibilità e rispetto per la pace e fratellanza. Inoltre il fatto di avere ricostruito la situazione del binario 21 di Milano mi ha aiutato a immedesimarmi, anche se solo in parte, nella tragedia vissuta dagli innocenti; a sentirmi il più possibile vicino loro, dimostrando che ricordandoli la loro anima continui ad essere con noi, e sperando che questo avvenimento tragico possa costituire un esempio per il futuro, affinché non si ripeta più».
Queste le voci dei ragazzi, meritevoli di essere riportate per intero, poiché sono riusciti a dare voce a chi non può più esprimersi ed al contempo a rinnovare la speranza per un futuro di condivisione e integrazione.
Per chi volesse approfondire, le iniziative organizzate per il Giorno della Memoria sono state segnalate e documentate sulla pagina Facebook Comunità Ebraica Vercelli.

(6 febbraio 2017)