L’impegno dei musulmani
Alcuni sosterranno, legittimamente, che significa poco. Che sono soltanto belle parole. Ma siccome su queste colonne ho più volte scritto che, per sconfiggere il radicalismo e il terrorismo islamico, serve innanzitutto l’impegno dei musulmani, plaudo a questo primo successo: il “Patto nazionale per l’Islam italiano, espressione di una comunità aperta, integrata e aderente ai valori e principi dell’ordinamento statale”. Firmato la scorsa settimana al Viminale dal Ministro dell’Interno e da nove associazioni islamiche, il testo prevede dieci impegni da parte dei musulmani e altrettanti da parte delle istituzioni, e prelude esplicitamente a un percorso che porti alla firma di un’Intesa. Tutto è scaricabile online a questo link.
Molti punti sono quelli di buon senso che abbiamo auspicato in questi anni: albo degli imam, formazione condivisa con le istituzioni, predica in italiano, educazione civica, trasparenza sui finanziamenti; le istituzioni si obbligano a fare la loro parte, coinvolgendo anche l’associazione dei Comuni che – evidentemente – ha una capacità di penetrazione maggiore.
È molto importante che abbiano partecipato al negoziato associazioni islamiche con diversa estrazione e anche “affidabilità”: deve partecipare una fetta larga dei musulmani presenti in Italia, senza tacere un confronto interno, se necessario. Noi ebrei possiamo fornire un contributo duplice: da un lato, vigilare con attenzione, senza rigidità, sull’applicazione reale di tali principi in modo che non restino lettera morta. Inoltre, con la generosità: mettere al servizio dell’Islam italiano la nostra esperienza di integrazione può garantirci assai meglio che un atteggiamento pregiudizialmente ostile e diffidente.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
(7 febbraio 2017)