“Pensare il mondo con curiosità”
Vittorio Foa, un omaggio recitato
Dagli anni della formazione alla lunga carcerazione, dalla Resistenza alla Costituente, dall’attività di sindacalista e politico all’intensa opera di scrittura degli ultimi anni. Una lezione speciale, dedicata a un grande ebreo italiano – Vittorio Foa – la cui eredità resta viva nel cuore e nelle coscienze di milioni di cittadini.
“Vittorio Foa – Pensare il mondo con curiosità”, questo il titolo del testo a lui dedicato che andrà in scena domani alle 18, presso la Casa della Memoria e della Storia di Roma. Opera dello storico Leonardo Casalino, la lezione è parte di una serie di appuntamenti con la storia del Novecento e in particolare con le pagine più importanti di impegno civico che furono scritte, negli anni più duri, in un contesto particolarmente complesso, nella città di Torino. Ad arricchire l’incontro di domani le testimonianze delle figlie di Vittorio, Anna e Bettina. Il compito di recitare le parole di Casalino è stato invece affidato all’attore Marco Gobetti.
Tanti i momenti, tante le vicende che saranno sviluppate in dialogo con il pubblico. A partire naturalmente dalla militanza antifascista e dalle molte battaglie che anche negli anni successivi, nel solco di quella scelta, avrebbero segnato il suo impegno per la libertà, la democrazia, la laicità delle istituzioni. Scrive Casalino nella Lezione Foa: “La sua scelta, la sua prima scelta importante, avvenne con l’aiuto di un amico: un amico soltanto di un anno più vecchio di lui, ma dotato di grande intelligenza, forte personalità e precoce maturità. Un ragazzo già capace di influenzare e indirizzare la vita dei suoi compagni con l’autorevolezza di un maestro: Leone Ginzburg. Vittorio e Leone si erano conosciuti al liceo Massimo D’Azeglio e sarà proprio Ginzburg a convincerlo ad aderire, nel 1933, al gruppo torinese clandestino del movimento Giustizia e Libertà”.
Fin dalla sua fondazione, Giustizia e Libertà si era posta l’obiettivo di svolgere un’attività di propaganda antifascista, non solo in esilio, ma anche all’interno dell’Italia. Il ruolo dei gruppi clandestini italiani era dunque fondamentale e quello torinese era uno dei più importanti dell’organizzazione. Anni di impegno che, viene spiegato, rappresentarono per Foa un periodo di immensa felicità. “Per lui, come per molti suoi compagni e compagne, l’impegno politico derivava da una scelta etica: una scelta di opposizione e intransigenza, che si legava però alla continuità dei propri ruoli familiari e sociali. Una scelta accompagnata dal rifiuto di una dimensione totalizzante della politica”.
(8 febbraio 2017)