Incontro con il faraone
Sabato scorso abbiamo letto di lui nella parashà di Bo, che racconta l’uscita dall’Egitto, e guarda caso il giorno successivo passeggiando nel centro di Torino lo abbiamo incontrato. A dire la verità non sono sicura che fosse proprio lui. Anche la tradizione ebraica identifica il faraone dell’uscita dall’Egitto con Ramses II? Sembrano esserne convinti i testi scolastici di storia, così come le guide del Museo Egizio che di fronte alla sua statua tessono le lodi del grande faraone elencando l’Esodo tra i testi che parlano di lui (per la verità non è che la Torah ne parli proprio bene, ma questo, a quanto pare, è un dettaglio). L’identificazione è data per scontata anche nel film Exodus di Ridley Scott in cui il giovane e aitante Mosè salva la vita al fratellastro Ramses durante la battaglia di Kadesh (quella vinta dagli Egizi secondo i testi egizi e dagli Ittiti secondo i testi ittiti). Dunque, con un pizzico di divertimento e con il gusto tipico del midrash di accorpare i personaggi, mi piace pensare almeno per un momento che sia proprio lui.
Lo incontriamo in via Lagrange. Ci osserva severo e sdegnoso mentre gli passiamo davanti; ci guarda dall’alto in basso perché è molto più grande di noi. Lui è una statua bella e maestosa, la riproduzione di quella che si trova al Museo Egizio qualche isolato più avanti. I turisti vengono da lontano per ammirarlo. Lui era il leader di una superpotenza, noi eravamo i suoi schiavi. Lui è immobile, noi camminiamo.
Anna Segre, insegnante
(10 febbraio 2017)