Gaza, il nuovo capo dei terroristi Hamas sceglie il volto più feroce
Preoccupanti le notizie che arrivano dalla Striscia di Gaza: il nuovo leader del gruppo terroristico di Hamas a Gaza sarà Yahya Sanwar, esponente dell’ala militare del movimento. Sanwar andrà a sostituire l’attuale capo di Hamas Ismail Haniyeh che invece si candida a guidare l’intera organizzazione alle prossime elezioni. Il sostituito di Haniyeh era tra i palestinesi che sono stati liberati nell’ottobre del 2011 in cambio del rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit. Su Sanwar pendevano quattro ergastoli comminati nel 1989 per aver assassinato alcuni palestinesi sospettati di collaborare con le autorità israeliane. La sua nomina alla guida di Hamas a Gaza rappresenta l’inquietante consolidarsi dell’ala militare del gruppo terroristico. Secondo il giornale Haaretz, citato dal Corriere della Sera, “i palestinesi che si sono incontrati con Sanwar lo descrivono come un estremista, anche nel contesto della sua organizzazione, e come qualcuno che parla in termini apocalittici di una guerra perpetua con Israele”. Nel mese di settembre 2015, Sinwar è stato aggiunto alla lista nera del terrorismo degli Stati Uniti insieme ad altri due membri del braccio armato di Hamas, spiega La Stampa che sottolinea la pericolosità del nuovo leader della Striscia di Gaza, che vuole “incoraggiare un’altra strategia, quella di intraprendere altri rapimenti di soldati israeliani per ottenere la liberazione di altri prigionieri palestinesi”.
Su Repubblica invece spazio alle preoccupazioni dello scrittore israeliano Avraham B. Yehoshua sugli insediamenti in Cisgiordania. Parlando dell’anniversario dei cinquant’anni della Guerra dei sei giorni, Yehoshua parla degli insediamenti come di una “tentazione dell’occupazione”, che, a suo dire, “è il problema che Israele deve risolvere per acquisire la normalità che la Storia gli deve”.
Le Pen alla frontiera con Ventimiglia critica l’Italia. Finché le autorità italiane saranno supine al diktat dell’Ue sarà impossibile risolvere il problema dell’immigrazione clandestina. Questa la posizione espressa da Marine Le Pen, leader del Front National, durante la sua visita nei pressi di Ventimiglia, al confine tra Francia e Italia. Ad accoglierla, racconta La Stampa, “uno sparuto gruppo di simpatizzanti di estrema destra, compreso qualche ex consigliere ventimigliese di Fratelli d’Italia”. Secondo Le Pen rispetto alla situazione migranti, “L’Italia deve rispettare gli accordi, ma contemporaneamente non subire passivamente i diktat dell’Europa. Identificare chi sbarca e stabilire chi ha diritto di asilo e chi deve essere rimpatriato”.
Chi sono i volti della jihad europea. Protagonista oggi della conferenza parte del ciclo di appuntamenti “La crisi dell’Europa e i Giusti del nostro tempo”, organizzata al Parenti di Milano da Gariwo, l’orientalista e politologo Oliver Roy spiega ad Avvenire chi sono i più affascinati in Europa dal terrorismo islamista: “il 90% dei terroristi appartiene a due categorie, seconde generazioni e convertiti. Non arrivano da un percorso religioso, ma dalla vita ordinaria di tanti giovani disadattati e in questo modo danno un senso al loro disastro personale”.
I due poliziotti, il fascismo, la storia che non raccontiamo. Sul Corriere della Sera Aldo Cazzullo risponde a un lettore che definisce ipocrita la scelta della Germania di non conferire ai due poliziotti italiani che avevano ucciso il terrorista di Berlino una medaglia d’onore dopo aver scoperto che i due inneggiavano al fascismo sui propri profili social. “No, non lo trovo ipocrita. – scrive Cazzullo- Un Paese sovrano decide in autonomia i criteri con cui assegna le onorificenze. A chi inneggia a Hitler non le danno; perché in Germania, a differenza che in Italia, l’antifascismo e l’antinazismo sono una cosa seria. Intendiamoci: non è in discussione ovviamente il coraggio e l’abnegazione con cui i nostri agenti hanno fatto il loro dovere, a rischio della vita”. “Se hanno preso posizioni inaccettabili, – prosegue Cazzullo parlando dei due poliziotti – è perché sono cresciuti in un’atmosfera culturale che ha dato del fascismo e della guerra civile una lettura del tutto distorta”.
Milano, le mappe dell’insurrezione. Il Corriere Milano racconta di una busta mai aperta prima proveniente dall’ufficio storico dei carabinieri: dentro, il dossier firmato nel febbraio ’45 con svelato il piano d’azione dei partigiani che liberarono Milano. Le fasi d’azione, la disponibilità di uomini e armi, l’ampia geografia cittadina degli obiettivi nazifascisti: circoli degli ufficiali, magazzini dei vestiti, centralini, covi, mense e bar, i punti della contraerea, gli hotel, le rimesse delle auto.
Il pregiudizio antisemita oggi. Il Foglio presenta l’incontro che si tiene oggi pomeriggio a Roma su “L’antisemitismo contemporaneo”, organizzato dall’osservatorio sulle discriminazioni Solomon, presieduto da Barbara Pontecorvo. “Interverranno – riporta il quotidiano – Ruth Dureghello (presidente della comunità ebraica di Roma), il sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore, Paola Balducci del Csm, il professor David Meghnagi e Mark Weitzmann, direttore dell’International Holocaust Remembrance Alliance”.
Daniel Reichel
(14 febbraio 2017)