“Polizia, ammirazione profonda”
“Proviamo gratitudine per gli eroi del passato, le cui vicende ci danno fiducia e speranza. Ma sentiamo anche una profonda e sincera ammirazione nei confronti di chi, oggi, nella piena consapevolezza del proprio ruolo, tutela la sicurezza di ogni cittadino di fronte alle nuove minacce che insidiano il mondo libero e democratico”.
Così la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni intervenendo nel corso di una cerimonia alla Scuola superiore di Polizia organizzata in ricordo di Giovanni Palatucci, commissario reggente della questura di Fiume che fu ucciso a Dachau e che lo Yad Vashem ha voluto riconoscere “Giusto tra le Nazioni” per l’assistenza offerta agli ebrei perseguitati.
Ad accogliere la Presidente Di Segni il capo della Polizia Franco Gabrielli, che a proposito di Palatucci ha affermato: “Siamo orgogliosi di riaffermare i valori di cui quest’uomo è stato esempio e portatore”.
Ad intervenire tra gli altri anche il ministro plenipotenziario dell’ambasciata israeliana Rafael Erdreich. Sul palco inoltre l’attore Sebastiano Somma, che ha interpretato Palatucci in una fiction di qualche anno fa.
Di seguito l’intervento della Presidente Di Segni
Signor Capo della polizia Gabrielli, illustri autorità,
A nome di tutte le Comunità Ebraiche d’Italia vi ringrazio per l’invito a partecipare a questa cerimonia dedicata, e delicata, in ricordo di Giovanni Palatucci, che fu questore di Fiume e sotto la cui ala protettiva diverse famiglie ebraiche braccate poterono salvarsi dalle persecuzioni nazifasciste. Il suo esempio ci dimostra che è sempre possibile compiere una scelta, a volte spontanea, a volte anche riflettuta, ma che si sceglie tra bene e male, tra il bene di stessi e degli altri, tra il bene di singoli e il bene collettivo. Che l’indifferenza non deve mai divenire una opzione.
Commemorando Palatucci in questa sede così significativa, idealmente ricordiamo e onoriamo tutte quelle figure che, vestendo la divisa, si adoperarono in tal senso.
Poliziotti, carabinieri, finanzieri. La loro posizione e condizionamento di rigorosa sistematicità professionale rendeva ancora più arduo fare qualcosa senza attirare pericolose attenzioni su di sé, ma non per questo esitarono. Non per questo si tirarono indietro.
Giusto e doveroso che il loro coraggio sia riconosciuto e costituisca un esempio per l’intera collettività, soprattutto per quelle nuove generazioni che sono chiamate a costruire il futuro del paese mettendo al centro del loro impegno il principio di legalità e il rispetto delle leggi, prima di tutte quelle non scritte ma comunemente sottoscritte della dignità e della sacralità di ogni vita umana.
Valori che si rinnovano continuamente, davanti alle sfide, anche le piccole, che ogni giorno ci pone. Sfide che a volte trascuriamo di notare, nel prossimo che vive a fianco a noi, ma che vanno raccolte.
Valori che oggi riaffermiamo in questo luogo, con emozione e commozione, interrompendo per una manciata di ore la vostra preziosa operosità della vostra missione, la frenesia della giornata lavorativa per fermarsi e dedicarsi ad una riflessione che ci riavvicina al senso più autentico del vostro lavoro, del vostro impegno quotidiano. Vostro che è fatto nostro.
Proviamo gratitudine per gli eroi del passato, le cui vicende ci danno fiducia e speranza. Ma sentiamo anche una profonda e sincera ammirazione nei confronti di chi, oggi, nella piena consapevolezza del proprio ruolo, tutela la sicurezza di ogni cittadino di fronte alle nuove minacce che insidiano il mondo libero e democratico.
È un’ammirazione a voi tutti che sento di esprimervi a nome dell’intero ebraismo italiano.
Noemi Di Segni, Presidente UCEI
(16 febbraio 2017)