Contro le “bufale”, l’educazione
Nei giorni scorsi è comparsa in Senato una proposta di legge (ddl) contro le notizie false, che nel frattempo sono state sdoganate come “bufale” (ufficialmente: “Disposizioni per prevenire la manipolazione dell’informazione online, garantire la trasparenza sul web e incentivare l’alfabetizzazione mediatica”). Il problema è noto: internet non amplifica solo odio e violenza verbale, talvolta può creare allarme sociale o favorire pesanti diffamazioni, ignorando completamente la realtà dei fatti.
Pure in Germania, con le elezioni alle porte, si immaginano interventi. Tuttavia, la soluzione rischia di essere peggiore del male (el tacon peso del buso): la norma sembra inefficace, seguendo l’eterno principio del cucchiaino che non basta a svuotare il mare; inoltre, il giudizio sulle notizie “false o esagerate” (così nel testo) si presta a una discrezionalità pericolosa, che può produrre “martiri” del libero pensiero o, ancor peggio, arbitri contrari alla libertà di espressione.
Diverso il caso degli articoli 4 e 5: norme più stringenti sul diritto/dovere di rettifica e a tutela del soggetto diffamato sono non solo utili ma necessarie. Per queste, però, non serve una legge di questa natura.
A suo tempo, insieme a molti assai più autorevoli, espressi dubbi sulla proposta di legge contro il negazionismo della Shoah, poi migliorata e finalmente approvata. Coerentemente, ricordo l’indispensabile, e purtroppo banale, corollario di impegno che tale posizione comporta: non esiste alternativa allo sforzo continuativo, tenace e testardo per educare i giovani – ma non solo loro! – al rispetto degli altri, della verità e della loro stessa intelligenza.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas Twitter @tobiazevi
(21 febbraio 2017)