Qui Roma – Da Luzzatto a Rosenzweig,
due modelli di studioso a confronto
Generazioni diverse, paesi diversi, una diversa declinazione della propria identità e del proprio impegno intellettuale. Tra Franz Rosenzweig (1886-1929) e Samuel David Luzzatto (1800-1865), due tra i più insigni studiosi ebrei del recente passato, non mancano comunque alcune importanti analogie.
Oltre all’attenzione al bello, alla ricercatezza del linguaggio, l’approfondimento di alcune figure chiave del pensiero ebraico sia moderno che antico. Come Yehuda Ben Šmu’el Ha-Levi (1075-1141), che fu prolifico rabbino, filosofo, poeta e teologo origine sefardita e che è passato alla storia come “Il Cantore di Sion”.
Un’affollata tavola rotonda svoltasi presso il Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dove si sono dati appuntamento numerosi studiosi internazionali, ha sviscerato questa particolare relazione con alcuni elementi nuovi. “Samuel David Luzzatto e Franz Rosenzweig: esegesi della Bibbia e interpretazione di Yehuda Ha-Lewi” il titolo dell’incontro, parte di un articolato convegno in quattro giornate dedicate all’opera del filosofo tedesco che è stato organizzato (con il patrocinio UCEI) da Università Sapienza, Centro per gli studi ebraici Cardinal Bea, Pontificia Università Gregoriana e Franz Rosenzweig Gesellschaft. Anima dell’iniziativa la studiosa Irene Kajon, che ha avuto il compito di introdurre i temi della tavola rotonda, anticipando alcune riflessioni poi svolte dal rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni e dallo storico Gadi Luzzatto Voghera, moderati da Raffaella Di Castro.
“Quello di Luzzatto nell’esegesi è un percorso complicato, talvolta addirittura tormentato, con un piede nella tradizione e un piede nella novità” ha sottolineato il rav Di Segni nel suo intervento. Tre, ha poi aggiunto, i principi fondamentali che segnano la sua attività di interpretazione del testo. Il rispetto della tradizione, appunto; ma anche l’attenzione alla grammatica ebraica e un orizzonte di pensiero ampio. “Luzzatto – le parole del rav – ci insegna che è fondamentale usare la testa, che se ci fossiliziamo sul significato letterale di ciò che si ha davanti agli occhi il rischio di compiere disastri è molto alto”.
A Luzzatto Voghera, pronipote dello studioso, il compito di illustrare il contenuto dell’archivio che porta il suo nome e che ne conserva opere, lettere, testimonianze. Un archivio molto vasto, in ragione dei numerosi contatti stretti da Luzzatto (che risiedeva a Padova) con i più importanti ebraisti italiani ed europei del suo tempo. A spingerlo a produrre nuovi testi attinenti alla storia e alla struttura della lingua ebraica e delle lingue semitiche fu anche il suo ruolo di insegnante, grazie al quale (come ha scritto Luzzatto Voghera nella voce a lui dedicata sull’Enciclopedia Treccani) riuscì a fornire agli studenti “quegli strumenti scientifici necessari a un approccio moderno e razionale all’analisi della letteratura rabbinica e delle fonti della tradizione ebraica”.
(22 febbraio 2017)