Purim
In questi giorni festeggeremo la festa di Purim. Il Talmud contiene un trattato dedicato a questa festa che prende il nome dalla prima mizwà, ossia il primo e più importante precetto relativo alla festa: la lettura della Meghillà, cioè del Rotolo di Ester.
Il secondo capitolo del Trattato di Meghillà inizia così: “Chiunque legga al contrario la Meghillà non adempie al precetto. Così pure non adempiono al loro obbligo quelli che la recitano a memoria, o chi la legge in una traduzione (in una lingua che non conosce); però quelli che comprendono solo la loro lingua materna (e non capiscono l’ebraico) possono leggerla in quella lingua”.
Quindi non si adempie all’obbligo della lettura della Meghillà, se si ascolta prima la parte che viene dopo e poi quella che viene prima: la storia ha un suo ordine e tale ordine deve essere rispettato e mantenuto al fine di capire la storia nel suo senso più vero, integro e profondo. Chi ne perde l’inizio rischia di capire male o di non capirla affatto o addirittura di capirla al contrario. La storia perfino se la si conosce a memoria, deve essere letta da un testo e non recitata a memoria.
E questo è valido perlomeno per questa storia.
Sira Fatucci
(8 marzo 2017)