Biella e il film della vergogna, la condanna dei media
Un film dal titolo infame si aggira per l’Italia. E si trasforma in una cartina di tornasole sulla confusione mentale di un pezzo della sinistra nostrana, a cominciare dall’Anpi, la benemerita associazione dei partigiani”.
In un articolo a tutta pagina richiamato con grande evidenza il Corriere della sera racconta la squallida iniziativa di un attivista propal a Biella, sostenuta dalla sezione locale dell’Anpi. Inizialmente prevista in una scuola, la proiezione del documentario ‘Israele, il cancro’ è stata bloccata dalla Provincia grazie alla mobilitazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e di altre associazioni, ricorda oggi il Corriere. Che definisce le parole del Presidente nazionale dell’Anpi Carlo Smuraglia molto caute e attacca la “trasformazione genetica” di un’associazione che, a partire dal Congresso di Chianciano del 2006, sembra aver smarrito parte dei propri riferimenti.
“Il sostegno dell’Anpi rappresenta un fatto gravissimo e incomprensibile e duole ancor più nella considerazione che tale filmato divenga un’esperienza vissuta nella scuola, luogo nel quale esattamente al contrario, dovremmo coltivare i valori condivisi della tolleranza e del rispetto. L’odio è una materia facilmente infiammabile, basta davvero poco per divampare in incendio” sottolineava nel suo messaggio a Smuraglia la Presidente dell’Unione Noemi Di Segni.
Da segnalare tra gli altri l’intervento di Nino Boeti, Vice Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte e Presidente del Comitato Resistenza e Costituzione, che in una nota afferma: “Il patrocinio della sezione biellese dell’Anpi al documentario ‘Israele, il cancro’ costituisce un grave errore, e mi sconcerta che a commetterlo sia un’associazione che promuove i valori della Resistenza. Valori di libertà, di tolleranza, di pace che sono quelli fondanti la nostra Carta Costituzionale e che non appartengono certo a chi sceglie di usare parole come ‘cancro’ e auspica che Israele possa sprofondare all’inferno”.
«Israele, il cancro»
Diventa un caso il patrocinio dell’Anpi al film antisemita
Un film dal titolo infame si aggira per l’Italia. E si trasforma in una cartina di tornasole sulla confusione mentale di un pezzo della sinistra nostrana, a cominciare dall’Anpi, la benemerita associazione dei partigiani. Si chiama «Israele, il cancro» la pellicola di Samantha Comizzoli, attivista già arrestata e rimpatriata nel 2015, così devota alla causa palestinese da augurarsi che lo Stato dalla Stella di David possa «sprofondare all’inferno». E racconta, parole della regista, «l’occupazione nazista israeliana della Palestina». Non esattamente un punto di vista sereno sul conflitto più drammatico del Medio Oriente da settant’anni a questa parte. La Comizzoli sostiene che il suo film spaventi noi sepolcri imbiancati perché «crudamente oggettivo». E, per dimostrare la propria oggettività, lancia sin dal trailer su uno schermo nero la seguente frase: «L’effetto del mostro Israele sulla mente delle vittime, il popolo palestinese». Seguono le fasi della «malattia» che progredisce come una metastasi, appunto: soldati di Tsahal che spianano i mitra su palestinesi indifesi, giovani palestinesi costretti su sedie a rotelle, braccia palestinesi mozzate in ospedale, rivolte palestinesi basate su gran scritte di protesta contro il famigerato Muro. Infine la domanda: «Come vincere il cancro Israele?». E la ricetta: «Non ho paura di Israele, la mia pietra fermi i loro proiettili!», proclama una nonnina lanciando in aria il sasso della prossima Intifada. Intendiamoci: solo un cieco può negare le sofferenze dei palestinesi. Ma negare quelle degli ebrei non restituisce la vista. Settant’anni di terrorismo antisemita, massacri di civili israeliani sugli autobus e nei locali, il lavaggio del cervello ai «martiri» e alle loro famiglie, i missili hezbollah sui kibbutz di confine, una guerra di sopravvivenza che dal 1948 lo Stato israeliano deve combattere solo per restare sulle cartine geografiche: nel «cancro Israele» tutto questo non pare compreso. Ora, che un film simile possa essere proiettato in una scuola sia pure fuori orario di lezione (era in programma per domani al «Quintino Sella» di Biella) è già un’idea bizzarra. Ma che possa godere addirittura del patrocinio della locale sezione dell’Anpi (la «Valle Elvo e Serra»), è sconcertante. L’happening antisemita viene bloccato dalla Provincia, che sulle scuole è competente. Ma la presidente delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, scrive il suo sdegno a Carlo Smuraglia: «Fatto gravissimo». Il presidente dell’Anpi nazionale le risponde con molta cautela: «Una sezione non si identifica con l’Anpi… manifestazioni di disprezzo e odio ritengo non servano mai a nessuna causa». Non «servono», e basta? È la stessa grande cautela con cui ancora l’anno scorso Smuraglia ha derubricato a «piccola macchia» la consueta, vergognosa contestazione del 25 aprile contro la Brigata Ebraica (pur ammonendo che «chi non accetta gli ebrei ignora la storia», e ci mancherebbe). Tanti equilibrismi si spiegano anche con la mutazione genetica dell’Anpi, decisa al congresso di Chianciano del 2006 per ovvi motivi di anagrafe e sopravvivenza. L’associazione si è aperta a sinistra, riguadagnando nei tre anni successivi trentamila iscritti tra i «giovani antifascisti», schiudendosi La vicenda a istanze nobilissime della nostra democrazia ma accentuando anche il suo carattere di fazione (la guerra di liberazione fu viceversa unitaria e sfociò non a caso nel Cln): un marchio prezioso, insomma, che può coprire però identità diverse. Una di queste identità appartiene a quella sinistra che tra una democrazia pur imperfetta come Israele (addirittura di originaria ispirazione socialista) e le dittature o le metastasi teocrazie che la circondano sceglie sempre le seconde, in nome di uno stantio riflesso antiamericano (appoggio peraltro, quello Usa, nient’affatto scontato alla nascita dello Stato kibbutziano). Il percorso tutt’altro che clandestino del film della Comizzoli ben ci descrive questo milieu. Dall’esordio, quasi due anni fa, in una prestigiosa sala comunale nella Napoli di de Magistris, al passaggio a Recanati (ancora sala comunale, sindaco pd) e l’incontro in via via in circoli Arci e ancora un circolo Arci con l’appoggio di sezioni locali Anpi. Neppure stavolta l’Anpi locale demorde: il film, annuncia il sito biellese, si proietta comunque domani, stessa ora, ennesimo circolo Arci. L’odio non «servirà», come dice Smuraglia, ma è una droga potente: difficile smettere.
Goffredo Buccini, Corriere della Sera, 9 marzo 2017