JCiak – Intervista a Ben Gurion
L’amore per i libri, il sionismo, i tedeschi e il nazismo, la paura della morte. A 82 anni David Ben Gurion rilasciò una lunga intervista nella sua casa di Sde Boker, nel Negev. Era il 1968, l’uscita dalla vita politica era ormai matura e il padre dello Stato d’Israele si concesse di parlare a ruota libera spaziando dalle questioni personali alla politica alla storia.
Realizzata in vista di un film uscito poco dopo e presto finito nel dimenticatoio, la conversazione, della durata di sei ore, era stata ritrovata al Steven Spielberg Jewish Film Archive di Gerusalemme. Il girato in bianco e nero era rimasto però inutilizzato perché mancante del sonoro, che solo di recente è stato recuperato negli archivi Ben Gurion.
Le due parti sono state ora riunite a comporre il documentario Ben Gurion: Epilogue. Diretto da Yariv Moser, il film, da pochi giorni nelle sale americane, è una testimonianza d’epoca straordinaria e da non perdere.
Avvolto in un maglione chiaro, l’ex primo ministro si racconta senza troppe formalità. Parla del suo amore per la lettura e di quanto, da bambino, l’abbia impressionato La capanna dello zio Tom, celebre romanzo anti-schiavista di Harriet Beecher. Afferma di non temere la morte. “Perché dovrei?”, chiede. E si rammarica del fatto che troppi israeliani vogliano vivere in luoghi come Tel Aviv (“Le grandi città non vanno bene per l’umanità”).
A una domanda sul sionismo sorprende l’interlocutore rifiutando di lasciarsi etichettare come tale, ma forse ancora più spiazzanti sono le sue considerazioni sul nazismo. Commentando la polemica scatenatasi dopo la visita ad Adenauer in cui vennero discussi i risarcimenti tedeschi al popolo ebraico, afferma di non credere che tutti i tedeschi erano nazisti e conclude che in ogni caso “la storia non è morale” .
Il documentario di Yariv Moser, della durata di 70 minuti, include altri materiali d’archivio che hanno come protagonista Ben Gurion. Lo vediamo parlare alla Knesset mentre ai banchi siedono Golda Meir e Moshe Dayan, chiacchierare con Ray Charles, incontrare a Princeton Albert Einstein e persino, seguendo il consiglio del dottore, fare esercizio in spiaggia mettendosi a testa in giù davanti a tutti.
E’ un tuffo in un passato che ormai sembra ormai remoto, altri scenari e modi politici hanno travolto quel misto di rigore, idealismo, innocenza. Quando gli ricordano che ha guidato Israele, Ben Gurion ribatte modesto “Non ho guidato Israele, ho guidato me stesso”. Difficile non provare un brivido di nostalgia, vero?
Daniela Gross
(9 marzo 2017)