Shir shishi – La storia dell’Uomo Verde

kaminskiTutti sanno che la breve primavera della Terra di Israele è una manifestazione di magnifica esuberanza destinata ad ingiallire con la velocità dello scirocco. Ma in quel momento effervescente e nietzschiano si dimentica tutto e si resta senza fiato al cospetto della natura, in una sorta di “ad delo yada” (perdita del sapere) carnevalesco e ingannevole. Perché, come dice il poeta Nathan Alterman in diverse liriche, l’estate (in ebraico kaitz, fine e morte), è sempre dietro alla porta. Scrutando il verde che nel mese di marzo invade perfino il deserto, canticchiavo tra me una canzone-poesia-racconto nonsense degli anni ’70 dotata di raffinatezza inglese, giochi di parole e colori primaverili delle piante in crescita. Nel moshav Giv’at Yesha’ayahu, ho conosciuto un produttore di uvetta californiana Fleim che vive in una bellissima casa verde, appesa come un sogno sopra la Valle Ella, sulla via di Gerusalemme. A Tel Aviv ho pranzato nella cucina color verde di un’amica che vive nel quartiere Florentin e ha scelto un arredo tutto verde: stoviglie, robot, tappetini, sedie ecc, verdi.
Ho pensato che il paesaggio, come la cucina, si addice alla canzone Uomo verde di Yehonatan Gefen, scritta per lo spettacolo La sedicesima pecora (1978) e incisa in un celeberrimo disco (sì, un vinile!). Da allora Israele è cambiata molto ma le canzoni dello spettacolo sono “ever green” e vengono cantate ed eseguite in mille interpretazioni diverse. E ogni generazione fa sua l’ironia delle foglie verdi.

Se per caso incontro qualcuno che non mi comprende
o pensa io sia solo un bimbo
Se per caso incontro uno così,
subito gli racconto dell’uomo verde:

C’era una volta una città verde, in cui viveva un uomo,
un uomo verde.
L’uomo verde abitava in una casa verde,
con una porta verde e finestre verdi.

Aveva una moglie verde e due bambini verdi
e di notte dormiva nel suo lettone verde
in cui faceva sogni verdi, verdi.

Un giorno l’uomo verde si alzò, era un bel mattino verde;
infilò scarpe verdi, camicia verde, mise sul capo un berretto verde
e uscì.
L’uomo verde entrò nella sua automobile verde e partì
lungo la superstrada verde, a verde velocità;
da un lato il mare verde dall’altro, una marea di fiori verdi.

Era una bella giornata, era grande la gioia dell’uomo verde;
intonò canti verdi, fumando una sigaretta verde,
di verde fumante.
E allora l’uomo verde vide che sul ciglio della strada
stava un uomo blu.
L’uomo verde fermò la sua macchina verde
e chiese all’uomo blu:
“Ehilà, uomo blu, che ci fai da queste parti?”
“Io”, rispose l’uomo blu, “sono uscito da un’altra storia”.

Per l’ascolto: https://www.youtube.com/watch?v=yO0lo0C4AHk (versione jazz)

Sarah Kaminski, Università di Torino