VERSO PURIM Le verità nascoste da svelare ogni giorno

purimLe sue tasche, i momenti di rabbia, il bicchiere: tre fattori da cui si può comprendere molto su chi è veramente un uomo. A pochi giorni dalla festa di Purim, il rabbino capo del Commonwealth Ephraim Mirvis racconta perché la ricorrenza, che ha nel rivelare ciò che è nascosto un tema centrale, deve servire da modello per il nostro comportamento tutto l’anno.
“Si dice che ci siano tre modi per affermare con certezza quale sia la vera natura di una persona: kisò, la sua tasca, ossia il modo in cui offre denaro in beneficenza; kasò, la sua rabbia, come si comporta quando si infuria; e infine kosò, il suo bicchiere, il modo in cui agisce sotto l’effetto dell’alcol. Sicuramente, questi tre elementi rivelano tutto ciò che viene nascosto”, scrive Mirvis.
Il rav sottolinea che è proprio il portare alla luce quel che non si vede il filo conduttore di ciò che si fa a Purim: i Misloach Manot, scambio di cibi tra amici e parenti e i Mattanot Le’evyionim, i doni ai poveri, mostrano rispettivamente l’affetto e il calore che vogliamo esprimere nei loro confronti. Un elemento che si riscontra anche nella Meghillat Ester, il rotolo letto durante festa.
“Quando leggiamo la Meghillah, sappiamo che essa stessa si definisce un Igeret, cioè ‘una lettera’. Quando riceviamo una lettera, ci chiediamo cosa ci sia dentro, e aprendola, il suo contenuto segreto viene rivelato. Il personaggio chiave della storia è ovviamente Esther, il cui nome viene dalla parola ‘seter’, che significa nascosto. Lei vive in un tempo in cui la presenza di Hashem sembra nascosta dal nostro popolo ed è capace di mostrarsi all’altezza della situazione, aiutando a salvare la nazione ebraica”. Il rabbino capo del Commonwealth ricorda come lo stesso nome di D-o non compaia mai nella meghillah, contribuendo alla suggestione dell’importanza di ciò che è nascosto e che si rivela attraverso mezzi non scontati.
Mirvis conclude mettendo in guardia proprio dal non sottovalutare questo aspetto nella vita quotidiana.
“I nostri mistici ci dicono che Purim è il giorno più sacro dell’anno. Avremmo potuto pensare che fosse Yom Kippurim, ma no, loro spiegano, perché Yom Kippurim è solo Yom Ki-Purim, ‘un giorno come Purim’. E hanno davvero ragione. Durante il Giorno dell’Espiazione, in assenza di piaceri fisici e materiali, non è difficile raggiungere alte vette di spiritualità. Ma è proprio a Purim, quando mangiamo, beviamo e viviamo un giorno come gli altri, che portare alla luce la presenza nascosta di Hashem nelle nostre vite diventa un grande traguardo. Che Purim possa quindi essere per tutti noi un modello da seguire costantemente, così che in tutte le occasioni possiamo davvero sentire la presenza divina ed elevare la nostra Kedusha, la santità e la spiritualità”.

rt