Una cultura in tante culture
“Il nostro ballo per la vita”

Juliet Okotete è una mediatrice culturale di origini nigeriane. Arrivata in Italia su uno dei tanti e tristemente famosi barconi di migranti in fuga, oggi lavora presso il Cenacolo Domenicano di Solarino, nei pressi di Siracusa. La sua è una storia di riscatto, che ci racconta nel corso dell’iniziativa “Una cultura in tante culture”, la cinque giorni dell’educatrice Angelica Calò Livnè in Sicilia, sostenuta dall’UCEI con i fondi Otto per mille, per incontrare scolaresche e insegnare l’integrazione ai giovani immigrati, forte della sua pluriennale esperienza con ebrei, cristiani e musulmani nel kibbutz Sasa.
“Quando sono sbarcata, nel 2008, mi hanno portato in questa struttura”, dice Juliet. “All’inizio non è stato facile, ma ho iniziato a impegnarmi molto seriamente nello studio e ho preso un diploma che attesta la mia conoscenza della lingua italiana. Nel contempo ho conosciuto il mio futuro marito, nigeriano anche lui, e sono rimasta incinta. Qui avevano bisogno di un’assistente, e vista la mia buona volontà e la mia preparazione, mi hanno assunta. E ora sono qui, ad aiutare le altre ragazze che come me sono riuscite a raggiungere l’Europa a bordo di un barcone, ma che si trovano di fronte una realtà molto difficile.”
I problemi, nella struttura di Solarino, gestita da Suore dell’ordine domenicano fondato negli anni ‘30 da Suor Maria Benedetta Ermelinda Rigon, non mancano: qui sono ospitate circa quaranta ragazze, perlopiù minorenni, provenienti da Nigeria, Costa d’Avorio, Somalia e altri Paesi africani, e alcune famiglie. Tutti sono in fuga dalla fame, dalla guerra, dall’estrema povertà, e tutti sono in cerca di un futuro.
“I problemi sono tanti. Ogni ragazza ha la propria storia. Ma perlopiù sono vittime dei trafficanti, hanno paura di parlare perché molte di loro fanno dei debiti per venire in Italia, che devono ripagare, anche facendo la ‘vita’ sulla strada. E noi qui cerchiamo di evitare loro questo squallido destino, cerchiamo di aiutarle e di proteggerle, di calmarle e farle parlare, anche con il sostegno di uno psicologo.”
La giornata di ieri, inserita all’interno del “tour” di Angelica Calò organizzato dall’Adei Wizo con la collaborazione del Lions Club Siracusa Eurialo, che si conclude oggi in una scuola di Catania, è iniziata al mattino con attività ludiche, tecniche per approcciare l’Altro e per risolvere i conflitti, e con il fondamentale aiuto di un linguaggio universale: la musica. Nel corso dell’incontro, Angelica e le ragazze si sono scatenate in danze liberatorie, su canzoni a tutto volume provenienti dalla tradizione musicale dei vari Paesi d’origine. I tanti problemi delle ragazze sono sembrati per qualche ora un po’ più lontani e leggeri.
“Iniziative come quella di oggi sono veramente utilissime”, dice Juliet. “Avete visto come erano felici? Hanno ballato, hanno cantato, si sono sfogate. Le ragazze sono giovani, non possono uscire, non possono avere il telefono cellulare, stanno qui dentro ad annoiarsi, e spesso litigano tra loro per inezie. Attività supplementari così divertenti le rendono felici. Appuntamenti del genere dovrebbero essere organizzati molto più spesso, almeno una volta a settimana.”
L’intervista a Juliet Okotete è stata effettuata nel corso della realizzazione del servizio per Sorgente di Vita su “Una cultura in tante culture”, che andrà in onda prossimamente.

Marco Di Porto

(13 marzo 2017)