“Un futuro di studio e Torah”

La scuola, l’educazione, lo studio della Torah. Sono i tre principi su cui si basa il futuro ebraico. Questo il messaggio che il rabbino capo sefardita d’Israele, rav Itzhak Yosef, ha voluto condividere nel corso del suo incontro con la Comunità di Roma.
Accolto all’ingresso del Tempio maggiore dal rabbino capo Riccardo Di Segni e dalla presidente Ruth Dureghello, il rav Yosef ne ha varcato la soglia assieme ai 200 rabbini che partecipano in queste ore a un confronto di ampio respiro organizzato alle porte della Capitale dalla European Jewish Association e dal Rabbinical Centre of Europe.
Diversi gli aneddoti che legano il rav Yosef a Roma e all’Italia. Fu da Brindisi infatti che il padre, rav Ovadia Yosef (1920-2013), per 11 anni rabbino capo d’Israele, sostò nel viaggio che l’avrebbe portato dall’Egitto a quello che nel frattempo era diventato lo Stato di Israele. Ed è a Roma che, cinquant’anni fa, quando era rabbino capo a Tel Aviv, trascorse un intenso periodo come formatore per rilanciare le attività di studio e insegnamento nella Comunità ebraica. “Lo studio della Torah – ha affermato rav Yosef – è lo scopo fondamentale del popolo ebraico ed è quindi compito di ogni rabbino impegnarsi in questo senso, far sì che la collettività acquisisca gli strumenti per comprenderla, condividerla, amarla. Un obiettivo possibile soltanto con l’educazione, con una continuità di incontri e lezioni rivolti all’insieme delle Comunità. È la nostra missione sin da quando abbiamo lasciato la schiavitù d’Egitto per la Terra Promessa”.
Riflessioni condivise sia dal rav Di Segni che dalla presidente Dureghello, che hanno posto l’accento sulla sfida educativa, sulle diverse attività intraprese in questo senso a Roma, sulla molteplicità di sinagoghe che ogni Shabbat accolgono le diverse anime della Comunità.
“È un grande onore ospitarvi in questa meravigliosa sinagoga, che è il centro della vita ebraica della città e che è diventato nel momento in cui è stato costruito sulle macerie del Ghetto il segno delle difficoltà ma anche dei nostri successi” ha esordito il rav Di Segni.
“Sapere che la mattina i nostri studenti hanno come primo pensiero quello di recitare la tefillah, la preghiera, è un fatto che deve riempirci di orgoglio” ha invece affermato Dureghello.
Ad intervenire anche il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, rav Alfonso Arbib, che ha sottolineato lo stretto legame esistente tra il rabbinato italiano e quello di Israele. Mentre il rabbino capo d’Olanda rav Binyomin Jacobs e il direttore generale della European Jewish Association rav Menachem Margolin hanno portato all’attenzione del pubblico alcuni temi di respiro europeo, preziosi spunti di riflessione per i leader che nei prossimi giorni saranno a Roma per il 60esimo anniversario dei Trattati.
Lotta all’odio, coesione, difesa dei valori fondanti l’Europa unita e democratica.
Una prospettiva irrinunciabile per non compromettere il grande sogno dei padri fondatori.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(22 marzo 2017)