“Lo spirito di Roma salverà l’Europa”
È una risposta chiara e incisiva quella che arriva dalle celebrazioni per il sessantesimo anniversario dalla firma dei Trattati di Roma, che hanno visto i riflettori del mondo puntati, per diversi giorni, sulla Capitale d’Italia.
“Il bilancio è decisamente positivo, dopo anni in cui l’Europa ha veicolato quasi esclusivamente messaggi di crisi e lacerante divisione. I contrasti tra Germania e Grecia, i fili spinati, i muri eretti sui confini tra paesi, le tensioni tra i diversi poli del nostro continente: Nord contro Sud, Ovest contro Est. Voltiamo finalmente pagina, torniamo alle origini e ai principi che hanno ispirato nel ’57 i sottoscrittori dei Trattati” sostiene il sottosegretario con delega agli Affari Europei Sandro Gozi, uno dei protagonisti delle intense giornate celebrative romane. Proprio Gozi, raggiunto dal giornale dell’ebraismo italiano nelle ore immediatamente successive alla ricorrenza, è stato il tramite del messaggio ai capi di Stato inviato dalla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni anche a nome dei partecipanti del convegno “Legge e legalità – Le armi della democrazia” organizzato in gennaio nella sede dell’Enciclopedia Treccani con l’obiettivo di dare un senso ancora più profondo e attuale al valore della Memoria.
“Lo spirito di Roma, perché di questo si tratta, saprà preparare il terreno per le molte sfide che ci attendono nel prossimo futuro. A partire da quella dell’unità nel rispetto delle diversità, la sfida essenziale, quella da cui dipende ogni altro impegno assunto per il bene della collettività. La volontà politica di andare in quella direzione esiste, ed è forte e tangibile, nella speranza naturalmente che da due appuntamenti cruciali e ormai imminenti come le consultazioni elettorali in Francia e Germania escano governi saldi nella loro fede europeista. Personalmente – sottolinea Gozi – sono molto fiducioso”.
Unità contro l’odio, nelle sue diverse forme e sfaccettature. Quello declinata dai terroristi islamici, che proprio alla vigilia della ricorrenza hanno scelto di colpire il cuore democratico di una grande capitale come Londra portando morti e feriti all’ombra del suo Parlamento. Ma anche l’odio rappresentato dai paesi maggiormente esposti a spinte e correnti populiste, razziste, xenofobe, l’altra faccia della stessa medaglia. “È una doppia minaccia che appare chiara un po’ a tutti, ma che può essere sconfitta soltanto con la forza delle idee e simultaneamente con quella delle azioni. La dimostrazione che è possibile reagire ci è arrivata proprio da un grande paese europeo come l’Olanda, che non si è fatto irretire dall’insidiosa trappola del nazionalismo che molto veleno ha prodotto nel corso dei mesi che hanno portato al voto. Non basta però tirare un sospiro di sollievo per il pericolo scampato, servono iniziative concrete per alimentare la speranza e tanta prevenzione. Per questo – afferma Gozi – c’è una necessità sempre più urgente che tutti i 27 paesi dell’Europa unita diano vita a progetti il più possibile condivisi e rivolti al futuro”. Tra le priorità, riconosce il sottosegretario, piani per la crescita economica, contro la disoccupazione, per la libera circolazione di idee e persone. Tutto quello insomma che può contribuire a sconfiggere la paura, il classico serbatoio dei professionisti dell’odio.
“Nel giro di pochi decenni siamo passati dall’orrore dei campi di sterminio nazisti a quella che è stata definita con un’efficace espressione la ‘Generazione Erasmus’, la prima generazione europea a sentirsi davvero a casa un po’ ovunque. È questa l’Europa che dobbiamo difendere, senza tentennamenti, presentando chiaramente per quello che sono i partiti nazionalisti: degli abbagli, delle finte soluzioni ai problemi. È fondamentale che tutti i governi dela UE restino fedeli ai valori e ai sogni che hanno ispirato i padri dell’Europa unita nel loro cammino”.
Ventisette paesi, ventisette firme sul nuovo documento congiunto firmato a Roma, nella solenne cornice del Campidoglio, il 25 marzo scorso. Le ragioni di ottimismo sono piuttosto evidenti, ma guai a perdere di vista la realtà e alcune situazioni che più di altre appaiono complesse e problematiche. “Siamo tutti consapevoli – dice Gozi – del pericolo che arriva soprattutto da Est, dai nuovi venti di odio che da quell’area geografica, ma non solamente da questa, sembrano spirare sempre più intensamente. Ci sarà da lavorare con incisività, tanto per fare qualche nome, con governi come quelli di Polonia e Ungheria. Ma più in generale con tutti quei paesi che ritengono che il benessere possa essere separato dall’esistenza di democrazie liberali e di un’Europa unita e solidale. Sarà un duro lavoro, ma ce la faremo”.
Adam Smulevich, Pagine Ebraiche aprile 2017
(27 marzo 2017)