In bicicletta per la Memoria, passando dal Meis di Ferrara
È sotto le persiane socchiuse, descritte da Giorgio Bassani in Una notte del ’43, quelle dietro le quali tutti vedevano e sapevano, ma nessuno denunciava, che ha fatto tappa ieri, a Ferrara, il ‘ciclista della Memoria’ Giovanni Bloisi. Le persiane inquadrano il muretto del Castello Estense di Ferrara dove, all’alba del 15 novembre 1943, si consumò il primo eccidio di guerra civile in Italia, con l’uccisione, per mano fascista, di undici ebrei e oppositori del regime.
E la fermata ferrarese di Bloisi, promossa dal Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS e dall’Istituto di Storia Contemporanea – ISCO, ha contribuito ad aprire proprio quelle persiane, ricordando ciò che è stato: “Dall’età di quattro anni pedalo tra i laghi delle mie parti – ha spiegato il ciclista di Tradate (Varese), città da cui ha preso le mosse il suo itinerario, lo scorso 19 marzo –, ma dal 2007 ho messo la bicicletta al servizio della Memoria. Ho visitato i campi di concentramento in Germania e in Russia, e adesso sentivo di dovermi dedicare a casa nostra, all’Italia, per far conoscere i luoghi della Shoah e la storia di Sciesopoli, che molti ignorano”.
La bike ride di Bloisi, organizzata in collaborazione con il Comune di Selvino e l’ANPI di Magenta, punta allo Yad Vashem, dove l’arrivo è previsto per il 24 aprile, in tempo per Yom HaShoah. Diciannove fermate, circa cinquemila chilometri totali, tra andata e ritorno, a colpi di cento al giorno. “La conclusione del percorso – ha proseguito Bloisi – dovrebbe essere all’Ambasciata israeliana di Roma, il 15 o il 16 maggio. E mi hanno chiesto di usare le foto dei miei viaggi per allestire una mostra, nel Giorno della Memoria 2018”.
Non più, quindi, dei viaggi in solitaria, come un tempo, ma con il sostegno delle istituzioni: “Anche se continuo a essere autosufficiente, perché mi muovo con la tenda e il fornellino, e questo crea molta curiosità intorno a me e al messaggio che cerco di comunicare”. Un messaggio importante, come ha rimarcato il Presidente del MEIS, Dario Disegni: “L’idea dello storico Marco Cavallarin, incarnata da Bloisi, comunica con forza la necessità di recuperare i luoghi della Memoria, a partire da quelli più trascurati come Sciesopoli, la colonia di Selvino in cui, tra il 1945 e il 1948, ben ottocento bambini ebrei orfani e reduci dai campi di concentramento trovarono rifugio. Ed è per questo che siamo stati molto felici di accogliere un’iniziativa di così alto valore politico, simbolico e culturale”.
Il peso specifico, “non solo simbolico, ma molto concreto”, di questo viaggio della Memoria è stato, inoltre, sottolineato dal Vicesindaco Massimo Maisto: “È un grande regalo per Ferrara, che è la città delle biciclette, del MEIS e della pace. La Memoria è fondamentale per non ricadere nelle tragedie e nei conflitti del passato e, non a caso, la Regione Emilia-Romagna ha approvato già da tempo una legge in questo senso. E che Bloisi – ha chiuso Maisto – porti all’attenzione del pubblico una vicenda dimenticata, di guerra ma a lieto fine, come quella di Sciesopoli, è ciò che stiamo facendo con il MEIS: raccontare il rapporto fra la comunità ebraica e le altre anche nelle sue espressioni migliori”.
Dello stesso avviso il professor Cavallarin: “Nessuna assoluzione per la politica razzista dell’Italia, ma è un fatto che, a Selvino, la vita di quei bambini sia rifiorita, a testimonianza di una forte volontà antifascista e resistenziale. Del resto, a Gandino, che non dista molto da là, si registra la più alta percentuale di Giusti tra le Nazioni riconosciuti dallo Yad Vashem. È in posti come questi, e parlo sia di Sciesopoli che del muretto presso cui ci troviamo, che la distanza tra ebrei e non ebrei viene annullata. Anche grazie a persone come Giovanni: un eroe portabandiera e un matto!”.
Daniela Modonesi
(28 marzo 2017)