PSICOANALISI Alla riscoperta di un pioniere

bonaventuraEnzo Bonaventura / LA PSICOANALISI / Marsilio

Enzo Bonaventura è stato uno dei pionieri della psicologia e della psicanalisi in Italia. Ebreo pisano, classe 1891, si laureò in filosofia nel 1913, fu brillante ricercatore presso il laboratorio di psicologia dell’Università di Firenze, e divenne un prolifico autore, oltre che divulgatore del pensiero di Sigmund Freud in Italia. Molto legato alle proprie radici ebraiche, fu anche studente del Collegio Rabbinico e poi Consigliere della Comunità ebraica di Firenze. Una figura di notevole spessore, per molti anni dimenticata: un vuoto di memoria a cui l’editore Marsilio ha cercato recentemente di rimediare, dando alle stampe la sua opera più nota, “La psicoanalisi”, compendio ragionato, aderente ma non apologetico, della dottrina elaborata da Freud, che per molto tempo rimase un’opera divulgativa di riferimento.
Il volume è curato dallo psicanalista, docente all’Università Roma Tre e assessore alla cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane David Meghnagi, che in una esaustiva prefazione contestualizza la vita e l’opera di Bonaventura.
“Sconosciuto al grande pubblico e largamente ignorato tra gli psicologi e gli psicanalisti, Bonaventura è stato uno dei più importanti studiosi in ambito psicologico e psicoanalitico italiano della prima metà del novecento”, scrive Meghnagi. “Una figura paradigmatica, che riassume nella sua storia personale una tragedia che ha coinvolto il mondo della scienza e della cultura italiana in seguito alle leggi razziste del 1938, distruggendone la fibra. Uno studioso che riuniva in sé numerose competenze: di psicologo sperimentale e di attento studioso del pensiero di Freud, di educatore, di psicologo dello sviluppo e dell’adolescenza, di psicologo del lavoro. Ma anche di attento lettore delle Scritture ebraiche.”
“La psicoanalisi” è del 1937: il volume non fece quasi nemmeno in tempo a diffondersi, che le leggi del ’38 si abbatterono su tutti i docenti e gli accademici ebrei italiani, estromettendoli da ogni incarico nelle scuole e nelle università. Bonaventura, che nel 1924 si era recato una prima volta in Terra d’Israele, vi fece ritorno, scelto per dirigere la nascente facoltà di psicologia della Hebrew University, la cui istituzione fu sostenuta dallo stesso Freud. Un ruolo che svolse con grande competenza per molti anni. Nel 1947, dopo la guerra, fece ritorno in Italia, per prendersi un anno sabbatico, ma rientrerà poi a Gerusalemme, deciso a portare avanti la sua carriera accademica, e la sua vita, nel nascente Stato ebraico. La sua sorte sarà purtroppo assai amara: a un mese dalla proclamazione ufficiale della nascita dello Stato, nell’aprile del 1947, Bonaventura cadde nell’agguato dell’Hadassah, teso dalle milizie arabe a un convoglio che stava trasportando medici, pazienti, studenti e rifornimenti all’ospedale Hadassah, sul Monte Scopus, dove sorge anche la Hebrew University.
L’opera di Bonaventura, come suggerisce il titolo della prefazione di Meghnagi “Attualità di un pensiero, storia di una rimozione”, è stata per lungo tempo dimenticata. Una via gli è stata dedicata a Gerusalemme, in Italia alcuni convegni – in particolare uno, nel 1990 – ne hanno ricordato la vita e l’opera. È però oggi in atto una riscoperta, in particolare in Israele.
Riproporre oggi “La psicoanalisi”, in una veste editoriale curata e godibile, è un’operazione meritoria perché contribuisce a restituire il posto che spetta a Bonaventura nella storia della diffusione della psicoanalisi in Italia, nello studio e nella divulgazione delle materie psicologiche nel nostro Paese, e quale personalità emblematica delle conseguenze drammatiche dell’espulsione dalla vita accademica e culturale degli intellettuali ebrei durante il fascismo. E infine, perché il volume continua a essere un ottimo punto di partenza per chi volesse accostarsi alle teorie di Sigmund Freud.

Marco Di Porto