Tarantella ‘e notte

lotoroAll’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943 tra Italia e Alleati, la Wermacht di stanza in Italia e nelle colonie dell’Egeo pose in stato di arresto numerosi militari italiani, trasferendoli in territorio metropolitano tedesco; il 20 settembre 1943 il Reich classificò i prigionieri di guerra italiani come internati militari (Italienische Militär–Internierte, abbr. IMI), definizione che di fatto li sottrasse da tutele e benefici dei prigionieri di guerra in base alle convenzioni internazionali.
Gli IMI furono prevalentemente trasferiti nella Polonia occupata, sia presso lo Stalag 367 Czestochowa che presso il famigerato Stalag 333 Beniaminów; presso lo Stalag 333 il giovane compositore italiano Salvatore Musella morì di inedia, i suoi resti riposano presso il Sacrario militare italiano di Varsavia (la sua opera Il Fabbricatore di Dio scritta a Beniaminów è tuttora irreperibile).
Arturo Coppola (sinistra) e Giovannino Guareschi nello Stalag di WietzendorfA partire da marzo 1944 gli internati dello Stalag 333 furono trasferiti a Sandbostel, a sud di Bremervörde, ivi furono altresì internati prigionieri di guerra polacchi, francesi, belga, serbi, sovietici e, a partire dal 18 gennaio 1944, migliaia di ufficiali italiani provenienti dallo Stalag 328 Lwów (Leopoli, oggi in Ucraina); il Campo fu liberato dalle truppe britanniche il 29 aprile 1945.
Il 2 aprile 1944 il giornalista e scrittore Giovannino Guareschi e il pianista e compositore Coppola (entrambi nella foto) arrivarono a Sandbostel, tra di loro nacque una solida collaborazione che vide Guareschi scrivere testi di canzoni che passava a Coppola per la stesura musicale; Coppola disponeva di una fisarmonica che era riuscito a portarsi nel Lager.
Nacquero autentici gioielli musicali come Magri ma sani, Carlotta (dedicata alla figlia di Guareschi), Dai dai Bepin (Bepin stava per Josif Stalin ed era riferito alle truppe sovietiche che si avvicinavano ai confini orientali della Germania) e La Favola di Natale, scritta tra il 17 e il 19 dicembre 1944.
La Favola di Natale fu orchestrata in base agli strumenti musicali disponibili: ocarina, oboe, due clarinetti, fisarmonica e orchestra d’archi ai quali si aggiunse il “rumorista” (interpretava con la voce effetti di scena e passaggi movimentati); diversi musicisti italiani utilizzarono il proprio strumento musicale mentre altri strumenti furono prestati dai militari francesi internati nel Campo attiguo.
Alcune fonti riportano che la voce recitante della Favola di Natale fu affidata al giovane Gianrico Tedeschi, in seguito celebre attore e uomo di teatro; interpellato dal sottoscritto alcuni anni fa, Tedeschi negò la sua partecipazione all’esecuzione di Sandbostel ma la interpretò in una eccezionale registrazione dell’opera pubblicata anni or sono in audiocassetta dalla Rizzoli.
Tra gli ufficiali italiani internati a Sandbostel, il compositore e didatta del violoncello Giuseppe Selmi, autore della suite Scene infantili per violoncello e pianoforte e del meraviglioso Concerto spirituale per violoncello e orchestra già scritto presso lo Stalag 328Z Tarnopol; il Concerto spirituale fu steso in più copie e minuscoli libretti nel timore che fogli più grandi venissero requisiti dai militari tedeschi.
A Sandbostel Pietro Maggioli, già organista della Chiesa Madre di Pesaro, scrisse Cantico delle Creature per soli, coro maschile e orchestra e Preghiera del Prigioniero; successivamente trasferito a Wietzendorf, scrisse ‘Na stella e Tarantella ‘e notte per tenore e pianoforte eseguite nell’agosto 1945 presso il DP Camp Bergen–Belsen.
A Sandbostel Enrico Cagna Cabiati (pseudonimo di Enrico La Daga), autore prima della Guerra della colonna sonora del film Apparizione di Federico Fellini, scrisse diverse canzoni sul retro di fogli di giornale stampato nello Stalag su unica facciata e insieme a Maggioli produsse un allestimento dell’opera in 3 atti Iphigénie en Aulide di C.W. Gluck che tuttavia non andò a buon fine.
Presso il medesimo Lager si cimentarono nelle vesti di autori Rino Mazzucchelli (scrisse Lontano dal mio cuore e Ritorno) e Mario Vezzosi (autore de Milàn Milàn in dialetto milanese su testo di Camillo Mariani); la maggior parte delle canzoni erano interpretate dal tenente Valerio dei Cas.
Piccola Theresienstadt italiana in chiave militare, a Sandbostel gli IMI sfoderarono un background di alta preparazione artistico–musicale ma non solo; la fama internazionale della canzone italiana (inclusa quella napoletana) nonché dell’opera teatrale (dalla tradizione lirica al verismo di Mascagni e Leoncavallo) creò situazioni trasversali che sovente cancellarono l’ostilità bellica facendo presagire tempi migliori per l’Umanità.
Le tristi vicende degli IMI, al contrario dei prigionieri di guerra italiani nei Campi degli Alleati, soffrono tuttora di un sensibile gap di riconoscimento e attenzione; ancora una volta la musica creata nei Campi civili e militari è messaggio unico e inconfondibile, staffetta nostro malgrado caduta di mano nel passaggio dalla realtà concentrazionaria alla Storia della Musica del Novecento.

Francesco Lotoro

(Nell’immagine, Arturo Coppola, a sinistra, e Giovannino Guareschi nello Stalag di Wietzendorf)

(29 marzo 2017)