Ferrara – Al Meis, spazio alle domande

Tagliani, Della Seta, Caro“Allargare la condivisione della storia degli ebrei, ferraresi e non, mostrando le dinamiche quotidiane comunitarie e rituali, e costruire la propria identità di presenza viva non solo in senso edilizio, come cantiere che progredisce, ma anche dal punto di vista della missione divulgativa di cui è investito. Sono questi gli obiettivi del MEIS e possono aiutare a rimuovere il pregiudizio generato dall’ignoranza”.
Con poche, incisive pennellate, il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, ha saldato il significato della nuova mostra “Lo Spazio delle Domande”, promossa dal Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS, con la collaborazione della Comunità ebraica di Ferrara, agli scopi generali del Museo di Via Piangipane 81.
Alla conferenza stampa di presentazione dell’allestimento, che verrà inaugurato mercoledì 5 aprile, l’idea del percorso in cui è coinvolto il MEIS, nella doppia accezione di sito in progress e di laboratorio di idee, è stata approfondita dal Direttore Simonetta Della Seta, che ha delineato una precisa road map: “L’edificio che, a partire dal 13 dicembre, ospiterà il grande evento inaugurale del Museo verrà consegnato in estate. In preparazione a quella data, con “Lo Spazio delle Domande” proponiamo al pubblico un itinerario che si sviluppa intorno a quattro interrogativi: Che cos’è per te l’ebraismo? Come lo celebriamo? Dove ci incontriamo? Come mangiamo? A volte la risposta è immediata – chiarisce Della Seta –, altre volte è rappresentata da un’altra domanda. Ed esattamente in questo risiede la chiave dell’approccio tipicamente ebraico alla conoscenza”.
Provocatorie, stimolanti, personalizzate, scomode, persino ardite o al limite della blasfemia, come quando Mosè si rivolge a Dio chiedendogli di conoscere le sue vie e di vederlo. Che quella ebraica sia una cultura che si alimenta di domande è stato ribadito da Rav Luciano Caro, Rabbino capo della Comunità Ebraica di Ferrara: “Nel testo biblico, c’è un’enorme quantità di domande e a porsele è lo stesso Dio. Il libro di Giobbe e l’Ecclesiaste, poi, sono basati sulle domande, così come il Talmud, che si apre proprio con un interrogativo. Il rapporto dialettico tra quesiti e risposte – prosegue Caro – è la via per avvicinarsi alla verità, perché nell’ebraismo l’insegnamento è pregnante solo se soddisfa una sete di sapere. E la risposta migliore è quella che ti fa riflettere, che magari non ti piace, ma ti porta a reagire”.
“Lo Spazio delle Domande” punta, in effetti, a far trovare al visitatore le risposte in modo originale e interattivo. Come ha illustrato Della Seta, “in mancanza, attualmente, di una collezione del MEIS, abbiamo scelto di dare voce ad alcuni ebrei ferraresi, attraverso le interviste realizzate dal regista Ruggero Gabbai a proposito della loro identità ebraica: nella prima sala, il pubblico apprende così come la vivono, quali domande si fanno. Nella seconda sala, i riflettori sono sul matrimonio ebraico, con le musiche originali, un tempo usate nella sinagoga di Ferrara, che Enrico Fink ha ritrovato a Cincinnati e alle quali ha ridato vita”. Questo tappeto sonoro è affiancato dal baldacchino nuziale, da un film di Carlo Magri sulle nozze della famiglia ebrea ferrarese Lampronti, celebrate nel 1981, da due contratti matrimoniali, insieme al calice per la santificazione, al mantello rituale, alle sette benedizioni. La ricostruzione di una via con le botteghe ebraiche, curata dalla Fondazione Famiglia Sarzi, è, invece, al centro della terza sala, animata dai burattini, mentre altre interviste scandiscono la narrazione che dall’atrio conduce al giardino delle domande: una sorta di labirinto, con spezie e piante bibliche, per imparare giocando le regole dell’alimentazione ebraica.
Le musiche, le quinte teatrali che mostrano alcuni scorci dell’antico quartiere ebraico, e il giardino sono tutti “mattoni del nascente MEIS – ha precisato il Direttore – e, una volta chiusa la mostra, dopo il 27 settembre, non andranno a finire in un deposito”. Mattone su mattone, dunque. Perché, come ha sottolineato anche Rav Caro, “col MEIS vogliamo offrire un quadro finalmente organico, non settoriale, della presenza degli ebrei a Ferrara. Troppo spesso sono state ‘rimacinate’ informazioni non corrette e ora possiamo riaffrontare tutto daccapo, proiettandoci nel futuro”.
La mostra e il giardino sono aperti dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 18, fino a mercoledì 27 settembre. Giorni di chiusura: 11 aprile, 15 agosto e 21 settembre.
Ingresso: 7,00 € il biglietto intero e 4,00 € il ridotto (titolari di MyFE Card e studenti universitari); entrano gratis i minori di 18 anni, gli insegnanti accompagnatori, i portatori di handicap con accompagnatore, i giornalisti e le guide turistiche con tesserino, i membri ICOM, i militari in divisa.

(31 marzo 2017)