Per una vera società laica
La recente “sentenza sulle benedizioni” nella scuola pubblica, emessa dal Consiglio di Stato, raccoglie inevitabilmente consensi e critiche, tra chi la trova equilibrata e chi la ritiene inaccettabile se non addirittura pericolosa perché ritenuta propedeutica a una battaglia tra “concorrenti”.
Alle spalle di questa, come di tutte le altre pronunce che abbiano riguardato il rapporto tra vita pubblica ed espressione religiosa, rimane l’indefinita situazione di un Paese che si dichiara laico costituzionalmente ma non lo è poi tanto nella pratica e che, significativamente, vede morire dimenticato ogni tentativo di emanare una legge che regoli chiaramente il rapporto tra fedi e stato.
Paghiamo ancora, in definitiva, il non aver compiuto quel sano separatismo, nel reciproco autonomo rispetto, tra sfera religiosa e sfera pubblica tanto caro a Cavour, purtroppo prematuramente scomparso.
In alternativa a questo che, da un punto di vista liberale, è il rapporto ideale si pone, seppur in subordine, una reale parità tra le fedi dinanzi allo stato dalla quale, però, siamo ancora lontani (si pensi agli insegnanti di religione cattolica ma pagati da tutti i contribuenti o ai vari cappellani, solo cattolici, nelle varie istituzioni e sempre a carico del pubblico erario, solo per fare alcuni esempi). Sarebbe quindi opportuno, da “minoranza” religiosa, attivarci in tal senso superando quindi la sola enunciazione del principio e senza cadere nel tranello di chi cerca di soffocare questo dibattito gridando strumentalmente alla “guerra di religione”.
Al contrario, tornando a Cavour e parafrasandolo, “libere fedi in libero stato” è un principio a salvaguardia di tutti e tra tutti, nel comune rispetto delle leggi civili.
Una vera società laica non è infatti nemica dell’espressione religiosi ma, anzi, la tutela e la protegge nelle sue varie emanazioni.
Gadi Polacco
(31 marzo 2017)