Levi Papers – Distinzioni
Questa volta la correzione (la numero 28) è apportata dal redattore con la solita biro rossa. Non c’è il foglietto inserito, poiché sono solo tre righe. Siamo nel capitolo più importante, dal punto di vista teorico di Se questo è un uomo: “I sommersi e i salvati”. Levi fa una precisazione riguardo ai cosiddetti “politici”, una delle tre categorie rinchiuse nel Lager dove si trova: i criminali, i triangoli verdi; gli ebrei, con la stella ebraica gialla e rossa; i politici, i triangoli rossi. Parla più volte dei “politici” nel corso del libro edizione 1947. Nel capitolo “I fatti dell’estate”, ad esempio, quando trapelano i segni evidenti della prossima sconfitta della Germania: i politici tedeschi in Lager hanno una reazione negativa. Scrive: “Anche i Reichsdeutsche del Lager, politici compresi, nell’ora del pericolo risentirono il legame del sangue e del suolo”. Così i triangoli rossi si uniscono ai triangoli verdi e alle S.S. nelle angherie e violenze contro gli ebrei: “vedevano, o credevano di vedere, in ognuno dei nostri visi, lo scherno della rivincita e la trista gioia della vendetta. Essi trovarono concordia in questo, e la loro ferocia raddoppiò”. Levi non fa sconti a nessuno, e come sempre cerca delle spiegazioni al comportamento dei carnefici, come quello delle vittime. Così, sempre nel capitolo “I sommersi e i salvati”, ha messo ben a fuoco la presenza dei “prominenti ebrei”, la loro durezza e spietatezza, nel tentativo di conservare il posto di rilievo raggiunto nella gerarchia del Lager (“I prominenti ebrei costituiscono un triste e notevole fenomeno umano. In loro convergono le sofferenze presenti, passate e ataviche, e la tradizione e l’educazione di ostilità verso lo straniero, per farne mostri di asocialità e di insensibilità.”). Riguardo ai politici nel 1947 scrive: “È più difficile spiegarsi come in Auschwitz i prominenti politici tedeschi, polacchi e russi, rivaleggiassero in brutalità con i rei comuni. Ma è noto che in Germania la qualifica di reato politico si applicava anche ad atti quali il traffico clandestino, i rapporti illeciti con ebree, i furti a danno di funzionari del Partito”. E prosegue precisando: “I politici ‘veri’ vivevano e morivano in appositi campi, in condizioni notoriamente migliori di quelle degli ebrei”. Nel 1958 cambia solo quest’ultima frase in questo modo: “I politici ‘veri’ vivevano e morivano in altri campi, dal nome ormai tristemente famoso, in condizioni notoriamente durissime, ma sotto molti aspetti diverse da quelle qui descritte”. Negli anni trascorsi tra la prima e la seconda nuova edizione del libro ha accumulato altre informazioni sui campi di prigionia e di sterminio. Una sfumatura, e non da poco. Ha tolto quel “notoriamente migliori” e l’ha trasformato in: “notoriamente durissime”; ma ha aggiunto: “sotto molti aspetti diversi”. Forse qualcuno degli ex deportati politici gli ha fatto notare che quell’aggettivo – “migliori” – non era esatto, o giusto. Del resto, Levi partecipa ai raduni e agli incontri degli ex deportati, e la sua posizione è duplice: ebreo e resistente; è anche lui, in qualche modo, un “politico”: catturato dai fascisti come partigiano, si è dichiarato ebreo per sottrarsi alla fucilazione. Una dualità che fa il paio con le altre della sua personalità: chimico e scrittore, ebreo e italiano. Anni dopo saranno proprio queste osservazioni sui “politici” tedeschi che impediranno la traduzione del libro nella DDR, la Germania comunista. Bocciato dai funzionari del Partito. Pur di veder apparire anche lì, tra i tedeschi dell’Est, Se questo è un uomo, si dirà disposto a fare correzioni riguardo ai politici (sono per tutti eroi antifascisti). Non servirà. Sono proprio queste osservazioni, insieme a quelle sulle gerarchie nel Lager, che ci forniscono sin dal 1947 una visione più complessa della vita dell’animale-uomo nel corso della “gigantesca esperienza biologica e sociale”: “qui la lotta per sopravvivere è senza remissione perché ognuno è disperatamente ferocemente solo”.
Marco Belpoliti, scrittore
(2 aprile 2017)