Qui Ferrara – Lo spazio delle domande

Interrogarsi e cercare le risposte. L’ebraismo lo fa da millenni e, da domani, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS, con la collaborazione della Comunità ebraica di Ferrara, proporrà al visitatore lo stesso tipo di approccio nella mostra “Lo Spazio delle Domande”, che dalla palazzina di Via Piangipane si estende fino al nuovo giardino. Che cos’è per te l’ebraismo? Come lo celebriamo? Dove ci incontriamo? Come mangiamo? Sono questi, in particolare, gli interrogativi che il MEIS solleva, stimolando il pubblico ad affrontarli in modo originale e interattivo, e avvicinandolo così alla complessa e fiorente cultura ebraica: inscindibile dalle proprie radici e dalla memoria – che nutre, elabora e ricostruisce incessantemente – ma anche ostinatamente viva e rivolta al futuro. Rigorosamente disciplinata, come dimostrano i numerosi precetti che regolano l’esistenza di ogni giorno e perfino il rapporto col cibo, ma non meno attenta ad approfondire il sapere, a rispettare la libertà individuale e collettiva, a celebrare con pienezza i momenti più festosi, privati e pubblici.
Alcune risposte alle domande le forniscono sette ebrei ferraresi – per ascendenza, nascita o adozione – intervistati dal regista Ruggero Gabbai: Marcella Ravenna e Jose Bonfiglioli, Marcello Sacerdoti e Baruch Lampronti, il rabbino capo Luciano Caro e il presidente della Comunità ebraica Andrea Pesaro, affiancato dal nipote Alessandro, raccontano ampi brani del loro vissuto e il significato che attribuiscono all’ebraismo e alle sue tradizioni. Chi spiegando le ragioni di una scelta ebraica tardiva, chi soffermandosi sul legame controverso con gli scritti di Bassani, chi intonando canti sacri e suonando lo shofar, chi ripercorrendo la propria storia di immigrazione, chi parlando con la saggezza degli anni e degli studi, e chi con la freschezza dell’adolescenza, tra sogni da bambino e l’età adulta che incombe, all’avvicinarsi del Bar Mitzvah.
meis 2Oltre che da queste interviste, l’allestimento è scandito da una selezione di oggetti ebraici, impiegati per i riti collettivi o nel quotidiano, provenienti dalla collezione del Museo Ebraico della Comunità di Ferrara e da quella privata di Andrea Pesaro che, in ognuna delle tre sale dell’esposizione, illuminano uno specifico aspetto della vita ebraica. La comunità, dove ci si confronta e si cresce insieme, è al centro della prima sala, mentre protagonista della successiva è il matrimonio, di cui sono rappresentati tempi, immagini e suoni, grazie al lavoro di ricerca di Enrico Fink, uno dei massimi interpreti della musica ebraica italiana. Ecco, quindi, la foto di un rito nuziale ebraico, officiato nel 1934 nel Tempio di Via Mazzini, a Ferrara, e poi la chuppah, gli anelli, un talled ottocentesco e un tappeto sonoro a tema: dalle Sheva Brachot alla marcia nuziale di Baruch Abbà, fino agli antichi canti sinagogali ferraresi, con le melodie del coro femminile della locale Comunità Ebraica (l’unica in Italia ad averne mai avuto uno). Nella terza sala, infine, la scena curata dalla Fondazione Famiglia Sarzi di Bagnolo in Piano (Reggio Emilia) – in meis 3prima linea nella lotta partigiana e nome di spicco, da generazioni, del Teatro di Figura – riproduce e fa rivivere le vie del quartiere ebraico, con la Sinagoga e le botteghe degli ebrei. Come la cartoleria e profumeria Finzi, la gastronomia Nuta di Assunta Benvenuta Ascoli, rinomata per i salami d’oca, il caviale di storione e altre specialità kasher, quali le buricche di pasta ripiena di carne e la bongola, rivisitazione della salama da sugo ferrarese. E non mancano gli abitanti di quei luoghi – la Nuta, il cliente, il medico e talmudista ferrarese Isacco Lampronti, etc. –, in forma di burattini ai quali il pubblico (specie i più piccoli) può dare liberamente voce e movimento, immaginando per ognuno un’avventura.
Lo Spazio delle Domande prosegue nel giardino del MEIS e qui si focalizza sui dettami dell’alimentazione ebraica e sull’uso delle spezie bibliche. Piante di alloro, mirto, timo, lavanda e maggiorana (gli aromi impiegati per l’Havdalah) disegnano quattro diversi itinerari, riguardanti uova, pesce, carne e latte. Dopo aver letto i pannelli esplicativi della kasherut, i visitatori si trovano davanti ad alcune biforcazioni e devono decidere qual è la strada giusta da imboccare. Giocando con odori e sapori, scoprono così quanto la cultura ebraica sia differente, ma per molti versi anche affine, alla loro.
La mostra e il giardino sono aperti dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 18, fino a mercoledì 27 settembre. Ingresso: 7,00 € il biglietto intero e 4,00 € il ridotto (titolari di MyFE Card e studenti universitari); entrano gratis i minori di 18 anni, gli insegnanti accompagnatori e le altre categorie indicate su www.meisweb.it.

Daniela Modonesi

Questo il programma della giornata di domani:

Ore 16 – Saluti
Dario Disegni, Presidente del MEIS
Massimo Maisto, Vicesindaco del Comune di Ferrara
Rav Luciano Caro, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Ferrara
Andrea Pesaro, Presidente della Comunità Ebraica di Ferrara
Simonetta Della Seta, Direttore del MEIS

Ore 16.30 Visita guidata alla mostra e al giardino, con la partecipazione di:
Ruggero Gabbai, regista
Enrico Fink, musicista
Pietro Mussini, scenografo
Monica Bettocchi e Sharon Reichel, curatori del giardino

(4 aprile 2017)