Sete di scienza

kasamSi è concluso domenica sera a Milano il Festival Cervello&Cinema, una settimana di proiezioni di film commentati da neuroscienziati.
Un successo al di là di ogni aspettativa: tutte le sere, la cineteca Spazio Oberdan piena zeppa, la gente seduta sui gradini, che arrivava anche due ore prima per garantirsi un posto, e molti non siamo riusciti ad accoglierli.. Un pubblico di ogni età, dai giovani ai pensionati, anche qualche ragazza con il velo e due clochard che non si sono persi un appuntamento, nonostante li avessimo costretti a lasciar fuori i carrelli con i loro beni materiali.
In sala, una attenzione spasmodica: non si sentiva letteralmente volare una mosca. E le uniche proteste che abbiamo ricevuto (a parte chi si lamentava per non essere riuscito a entrare) sono state perché l’evento pareva troppo breve: quaranta minuti di conferenza più il film (che a noi sembrava un tempo fin troppo lungo) non bastavano a soddisfare la curiosità degli spettatori.
Milano è una città che risponde molto bene alle proposte culturali: c’è una antica tradizione di borghesia illuminata e una eccellenza a livello universitario e di ricerca che creano un naturale bacino di utenza per questo tipo di eventi.
Ma anche Roma, dove assicurarsi un pubblico è molto più difficile, la serie di conferenze La Scienza e noi, al Piccolo Eliseo (la quinta, sull’optogenetica, avrà luogo martedì 5 aprile alle 20) ha registrato una affluenza che nessuno di noi aveva previsto.
Gli eventi sono gratuiti, grazie al supporto di alcuni sponsor che credono nell’importanza di questo tipo di manifestazioni: questo sicuramente incide sull’affluenza, soprattutto per quello che riguarda i giovani. Ma non basta a spiegare il successo. Mi sono fatta l’idea che ci sia in questo momento una grande sete di divulgazione scientifica. In Italia la scienza è stata a lungo la cenerentola in un sistema scolastico orientato a premiare la cultura umanistica. E soprattutto, non si è ancora superato il preconcetto che relega la scienza in un ambito a sé, arido e inaccessibile ai non addetti ai lavori.
In realtà, la scienza oggi è il nuovo umanesimo. La robotica, gli studi sul cervello, i big data, la realtà virtuale, persino la fisica quantistica si aprono a orizzonti interdisciplinari e prospettano per l’umanità un futuro molto diverso dal mondo che conosciamo oggi, in ogni ambito della vita e dell’attività umana. L’etica, il ragionamento filosofico, la normativa giuridica, l’estetica perfino, non possono prescindere dalle nuove scoperte scientifiche, ed è di vitale importanza per tutti esserne informati e consapevoli.
Mentre (o forse proprio perché) la scuola e in buona parte i mass media tardano a fare propria questa consapevolezza e ad adeguare i propri strumenti alla nuova realtà, il pubblico cerca fonti di divulgazione alternative, come appunto le conferenze e i festival. Certo, è un pubblico ancora di nicchia, ma esiste e bisognerebbe tenerne conto, in una società che troppo spesso premia la quantità a scapito della qualità.
Sdoganare la cultura scientifica, far capire che è anch’essa cultura umanistica, trovare le formule per interessare divertendo, in modo creativo e innovativo, cercare di spiegare la bellezza dei frattali, dello spazio/tempo che si curva, degli algoritmi con cui si riscrive l’esperienza, del giardino di rami e di gemme che è il nostro cervello, abbattere il muro che si è creato fra scienza e arte, credo sia oggi una sfida di fondamentale importanza. Diceva Rita Levi Montalcini: “non mi considero una scienziata, mi considero un’artista”. La scienza è arte, è bellezza, è vertigine dell’ignoto: bisogna cercare le parole e i modi con cui comunicare tutto questo, e se sono giusti, il pubblico risponde.

Viviana Kasam, Presidente BrainCircleItalia

(4 aprile 2017)