La festa della Liberazione, l’Anpi
e la chiarezza che ancora manca
L’impressione è che le settimane che ci porteranno al 25 Aprile, la Festa della Liberazione, non saranno prive di inciampi e situazioni poco simpatiche da affrontare.
In quella che in diversa città è ormai diventata la ricorrenza in cui frange estremiste scaricano tonnellate di odio anti-israeliano e antisemita contro i simpatizzanti della Brigata Ebraica, eroi spesso dimenticati di quella gloriosa pagina di storia, iniziano gli appelli alla mobilitazione per sostenere nuove liberazioni. Stavolta dal “mostro sionista”.
Come ogni avvicinamento al 25 Aprile ormai da molti anni a questa parte, gli interrogativi e le preoccupazioni di chi realmente ha a cuore i valori di questa ricorrenza, di chi vuole sottrarla dal controllo di sigle (appartenenti in particolare alla galassia propal) che nulla hanno a che fare con le vicende che sono celebrate, si moltiplicano. Anche perché gli ultimi segnali che arrivano da quel mondo non sembrano invitare all’ottimismo.
Saprà l’Anpi, l’Associazione Nazionale Ex Partigiani d’Italia, mettere ai margini correnti e gruppi di facinorosi che da tempo turbano i cortei della Liberazione, a Roma come in altre città, monopolizzando in alcuni casi determinate iniziative?
È una domanda che in tanti si stanno ponendo, anche alla luce di alcuni recenti fatti di cronaca che non fanno certamente ben sperare. Su tutti, il clamoroso passo falso di una sezione locale del biellese, che ha sostenuto la proiezione di un film di una nota attivista antisemita, già nota alle cronache dei giornali per i suoi deliri e le sue farneticazioni, inequivocabilmente denominato “Israele, il cancro”.
Un fatto talmente grave da portare la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni a scrivere un messaggio di protesta al Presidente Anpi Carlo Smuraglia in cui si ricordava senza giri di parole come l’odio resti una materia “facilmente infiammabile” e come talvolta ci voglia “davvero poco” perché divampi in incendio. Lettera che suscitava un notevole clamore mediatico e che portava a una ferma presa di posizione da parte di Smuraglia, che intimava alla sezione biellese di togliere il logo Anpi dalla locandina dell’evento.
Come hanno ravvisato alcuni autorevoli commentatori delle nostre testate, gli interrogativi restano aperti. La conferma in un messaggio scritto nei giorni successivi da Smuraglia per la newsletter dell’associazione Anpinews in cui il Presidente nazionale dei partigiani chiaramente stigmatizzava il titolo del film, ma ripetendo più volte di non averlo visto. “Nel tempo trascorso fra quando è scoppiato il caso e la scrittura di questa nota tempo per vedere il film ce n’era a sufficienza. Mi pare sconcertante, come sempre mi paiono sconcertanti le riflessioni di chi non si è mai recato a vedere la realtà di cui parla. Supponenza o semplice superficialità? Come si fa a giudicare se non si vede ciò di cui si parla?” gli interrogativi sollevati sul nostro notiziario quotidiano dallo storico Alberto Cavaglion.
Domande che restano attuali anche nei giorni che portano al 25 Aprile. In linea teorica la festa di tutti gli italiani. In pratica, perlomeno a Roma (ma non solo), una ricorrenza in cui sempre più spesso trovano spazio e considerazione realtà non solo estranee alla Liberazione, ma persino ostili a chi, mettendo a rischio la propria vita, quella storia l’ha scritta da protagonista. Fino all’inevitabile rottura dello scorso anno, con la Comunità ebraica cittadina che prendeva la decisione di non partecipare al tradizionale corteo di Porta San Paolo e di ritrovarsi in via Tasso, davanti al Museo storico fatto realizzare nelle stanze che furono prigione e anticamera all’uccisione per centinaia di ebrei, partigiani, oppositori del regime.
A destare preoccupazione è anche il crescente attivismo degli aderenti al Bds, lo squallido movimento di boicottaggio di Israele nei commerci, nelle università, nelle scuole. Iniziative, quelle del Bds, che sempre più spesso raccolgono il sostegno di amministrazioni o singoli assessori.
Da Roma a Torino, da Bologna a Modena: le segnalazioni si susseguono e vedono le istituzioni dell’ebraismo nazionale e le diverse Comunità locali impegnate in un costante lavoro di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul pericolo rappresentato da tale movimento.
Tra diversi motivi di inquietudine, una vicenda ha fatto parlare in positivo. Il respingimento, da parte del Senato Accademico dell’Università di Torino, di una mozione presentata dal Collegio degli Studenti in cui si chiedeva la sospensione di ogni rapporto con il Technion di Haifa. “La ricerca deve rimanere libera” commentava nell’occasione il rettore Gianmaria Ajani, cui andava la gratitudine della Comunità ebraica.
Parole chiare ed efficaci. Le stesse che tanti si augurano di poter sentire anche in casa Anpi, nelle sue diverse ramificazioni.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(5 aprile 2017)