Periscopio – Bioetica e dialogo
Ho avuto l’onore di essere invitato, negli scorsi giorni, a un’interessante tavola rotonda organizzata da “Arena Spartacus” e “Amico Bio”, con il patrocinio del Comune di Santa Maria Capua Vetere e dell’Unione della Stampa Cattolica Italiana, nel suggestivo scenario dell’anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere, sul tema “Dalla bioetica al dialogo interreligioso: i nuovi valori della Chiesa di Papa Francesco”. All’incontro, svoltosi anche in occasione della pubblicazione del volume “The American Pope”, di Massimo Milone, e coordinato dal giornalista Roberto Conte (noto per il suo infaticabile impegno sul piano non solo della promozione culturale, ma anche della sensibilizzazione in campo di etica e diritti umani), hanno partecipato molti illustri relatori, che hanno intrattenuto il folto pubblico presente con interventi di alto spessore, dai quali ho molto imparato. Il filo conduttore era soprattutto quello della “rivoluzione” introdotta da Bergoglio sul terreno del linguaggio e dei contenuti, e dei concreti effetti che essa ha portato e porterà non solo all’interno del mondo ecclesiastico, e non solo nella vasta comunità dei credenti, ma in generale nell’intera famiglia umana.
Anche se ho apprezzato molte delle cose dette da quasi tutti i relatori, e, in particolare, ho trovato felice e stimolante la vivace formula da “talk show” dell’incontro, mi sono tuttavia sentito su una lunghezza d’onda un po’ diversa da quella dei miei autorevoli colleghi, e ho cercato di esprimere, nel mio breve intervento, la mia personale percezione del rapporto tra l’attuale pontefice e il mondo contemporaneo, evidenziandone, al di là degli aspetti postivi, quelli che possono invece apparire come dei punti critici, o, almeno, delle questioni aperte, su cui interrogarsi.
Le ragioni per cui, pur provando stima, rispetto e simpatia per papa Francesco, non mi unisco al coro dei suoi apologeti, sono essenzialmente due.
La prima è il fatto che lo stesso plebiscito universale di ammirazione per il papa, da parte di pressoché tutti, mi suona un po’ sospetto, o pericoloso. Questo papa, è stato detto da un relatore, ha miliardi e miliardi di amici, in tutto il mondo, e anche qualche nemico. Se questo è vero, io mi chiedo: conviene a una persona, chiunque sia, di avere solo miliardi di entusiastici supporter, e qualche isolato nemico nascosto? Io penso che non convenga a nessuno, e che a tutti, compreso il papa, faccia bene avere anche qualche interlocutore critico, qualche persona onesta e sincera capace non solo di ammirarlo ed elogiarlo, ma anche di dirgli che, su alcuni punti, non è d’accordo con lui. Cosa che, al papa, non dice mai nessuno.
La seconda ragione è che, se tutto il mondo appare unito sotto il segno della parola di papa Francesco, ciò vuol dire, semplicemente, che questa unanimità è frutto di ipocrisia o di piaggeria, oppure che è finta, avviene all’insegna di parole d’ordine vuote, meramente ornamentali, alquanto prive di vero valore sostanziale.
Il mondo è forse unito davvero? Non mi pare proprio. E allora come può esserci una persona che mette tutti d’accordo? È il caso, allora, di andare a leggere, una per una, le parole intorno a cui si registra tale unità. Sono parole importanti, anche belle, ma tutte caratterizzate da una grande fluidità ed elasticità di significato, il cui senso dipende molto dal contesto, e da chi le pronuncia. E sono anche parole davanti alle quali avverto sempre un istinto di grande prudenza, e anche un po’ di sospetto, l’esigenza di andare a vedere di cosa, specificamente, si stia parlando: misericordia; perdono; amore; pace. Parole belle, certo, che richiedono però di essere riempite di contenuti, di limiti, di condizioni, di precisazioni, senza i quali non possono essere accettate “al buio”. Io, almeno, non le accetterei.
Personalmente, le parole che preferisco sono altre, e fra queste c’è, in prima fila, la parola “diritti”.
Nell’incontro, come abbiamo detto, si parlava di bioetica, ed è evidente come, su pressoché tutte le questioni bioetiche di attualità – dall’inizio vita al fine vita, dalle unioni civili alle inseminazioni artificiali, dalle adozioni al testamento biologico, alla contraccezione ecc. – la dottrina della Chiesa (che, immagino, sia anche quella di Bergoglio) sia diversa, spesso antitetica, a quella della grande maggioranza degli italiani. Considero questa diversità un valore, e non mi permetterei mai di chiedere alla Chiesa di cambiare idea. Chiedo unicamente, però, che la Chiesa parli soltanto alle coscienze dei credenti, e non pretenda di uniformare alle proprie direttive anche le leggi dello Stato (cosa che fa invece sistematicamente). Sarebbe bene se qualcuno, incontrando papa Francesco, gli parlasse anche di questo, invece di limitarsi ad applaudirlo quando parla di misericordia, perdono, amore, pace. Sarebbe, certo, un po’ meno comodo, ma, probabilmente, più utile. Qualche sorriso in meno, qualche chiarezza in più.
Francesco Lucrezi, storico
(5 aprile 2017)