Primo Levi, un ricordo artistico
Una serata fatta di poesia, parole e musica. Questo il format scelto dalla Comunità ebraica di Torino assieme all’Associazione Ex Allievi e Amici della Scuola Ebraica per ricordare Primo Levi a trent’anni dalla sua scomparsa. Levi è stato sì un testimone, ma è stato soprattutto uno scrittore con una sensazionale capacità di trasformare le immagini in parole, in prosa o in poesia. Lui stesso parla di sé come di un Primo Levi ritornato che distilla versi ed è un lavoro che lo rende libero.
La selezione dei testi e la lettura spettano all’attore Gianni Bissaca. Alla fisarmonica Matteo Castellani.
Il reading si apre sulle parole di “Se questo è un uomo” e appare come fosse una fotografia la Famiglia Gattegno descritta nell’opera. Ma il Levi testimone lascia spazio alla scienza, alla zoologia, all’osservazione puntale del regno animale in un perfetto bilanciamento tra analisi scientifica e trasposizione narrativa. E così, come se si pescasse qua e là da un bestiario moderno, compaiono “Un topo” presuntuoso che predica sul tempo, “La mosca” che si aggira per le stanze di un ospedale, “I grilli”. Poi “Scoiattoli”, “Il bue” pio per eufemismo mentre si inchina al giogo. E poi ancora “Le rane”, “Le Pulci”, “I ragni” “[…] geometri metodici e rigidi conservatori”. All’improvviso compare “L’elefante” mite e spaventoso , su cui grava il peso della storia. E ancora “La chiocciola”, “che si nega al mondo chiudendosi in se stessa […] logaritmica” nel movimento. Poi lo sguardo si alza verso il cielo e compaiono gli “Gli stormi” e i “Gabbiani di Settimo”. Il bestiario si chiude e lascia spazio al Levi dantesco nel “Il canto di Ulisse”, perché la poesia riguarda tutti gli uomini in travaglio e mentre Primo tenta di tradurre i versi danteschi al suo amico Jean, per un attimo riesce ad evadere con la mente da Auschwitz, per un attimo ancora “Infin che ‘l mar fu sopra noi richiuso”.
Alice Fubini
(6 aprile 2017)