Identità – L’isola della rugiada
Gli ebrei vivono nella penisola italiana da oltre due millenni. Una presenza storica per una minoranza che, tra alterne vicende, ha fortemente inciso nella società. Sul numero di Pagine Ebraiche di aprile sono stati pubblicati al riguardo tre scritti di altissimo valore, con l’autorizzazione del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, realizzati per un concorso di selezione di personale all’interno dello stesso Meis. Riproponiamo questa settimana il primo dei tre scritti.
Il disegno è di Giorgio Albertini.
I-tal-yà, isola della rugiada divina, così gli ebrei italiani chiamano la nostra penisola. Un nome che racchiude la storia bimillenaria di questa minoranza e il suo attaccamento al Paese. Una presenza che fin dalle origini ha contribuito alla formazione e all’evoluzione della cultura italiana. Una minoranza che, parafrasando Primo Levi, “non ci fosse stata, [l’Italia] sarebbe stata diversa”. Le prime presenze ebraiche nella penisola italiana si attestano attorno al II sec. a.e.v. quando i Maccabei inviarono a Roma degli ambasciatori nella guerra contro i Seleucidi, vicenda celebrata durante la festa di Hannuka. L’arrivo massiccio di ebrei nel territorio italiano è però legato ad uno degli episodi più bui della storia ebraica: la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Avvenuta nel 70 e.v. ad opera di Tito, segnò anche la deportazione degli ebrei e la Diaspora. Questi fatti sono parte della storia ebraica, ma compongono anche un tassello della cultura italiana. Lo studente che intraprenderà gli studi liceali, studierà la storia delle guerre giudaiche nella narrazione di Giuseppe Flavio, quale esempio della produzione storica della letteratura latina. Non solo, chi si recasse a Roma, noterà accanto al Colosseo l’arco di Tito, decorato con bassorilievi che illustrano il trionfo del comandante e l’ingresso a Roma degli ebrei sconfitti. Per rimanere in ambito romano, a distanza di circa quattro secoli, è lecito sostenere che la grande rivoluzione sociale e culturale che avrebbe scosso l’Impero romano e sulle cui basi si fonda la cultura italiana, non sarebbe potuta avvenire senza la esistenza dell’ebraismo. Ci si riferisce all’assunzione del cristianesimo quale religione ufficiale dell’Impero. Religione il cui ispiratore era un ebreo, un culto che trae le sue origini dalla religione ebraica, si veda ad esempio l’Antico Testamento, che altro non è se non la Torah. Torniamo ora a seguire la linea del tempo e concentriamo il nostro sguardo sul sud della penisola e sulle isole, forse oggi è difficile immaginarlo, ma un tempo, fino al XVI sec., l’area ospitava la più importante presenza ebraica del territorio italiano. Una presenza che ha influenzato in maniera imprescindibile la cultura letteraria e quella produttiva della zona. Si deve infatti alle comunità ebraiche locali l’introduzione e la diffusione dell’arte della seta e della lavorazione artistica del corallo. Dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente e il successivo periodo d’instabilità politica, è spesso la minoranza ebraica a interpretare i cambiamenti culturali in atto. La caratteristica disposizione alla dialettica vede negli ebrei i traduttori dell’epoca. Molti dei testi di letteratura, filosofia, scienza greca e araba entrano a far parte della cultura italiana grazie alle traduzioni degli ebrei locali. Nel corso dei secoli XII e XIII gli ebrei iniziarono ad insediarsi nel centro-nord della penisola, portando con sé la loro conoscenza. Il Rinascimento, periodo principe della cultura italiana, coincide con quello della più florida compenetrazione con la cultura della minoranza ebraica. Basti pensare allo sviluppo della cabbala cristiana, corrente che ha origine dalla cabbala, la mistica ebraica, e di cui è esponente di punta Pico della Mirandola. In questo periodo cambierà radicalmente la storia degli ebrei europei, risale infatti al 1492 la cacciata degli ebrei dalla Spagna e dai territori della corona spagnola. Questo porterà all’arrivo di numerosi ebrei sefarditi nel territorio italiano, che avranno grande impatto sulla nostra cultura, come dimostra Leone Ebreo e i suoi Dialoghi D’Amore. L’apporto di questa nuova corrente culturale sarà importantissimo per lo sviluppo della stampa o della disciplina medica. Ferrara sarà una delle città che, grazie alle politiche d’accoglienza della casa d’Este, è permeata di cultura ebraica dalla testa alla zucca barucca (dall’ebraico baruch, santo). Il contributo alla cultura ebraica italiana non si fermò neanche con l’istituzione della segregazione forzata degli ebrei, o istituzione dei ghetti (lo stesso termine si deve a questi ultimi), nel corso del XVI sec. L’Ottocento vede l’attestarsi di istanze nazionalistiche, si diffonde l’idea di uno stato italiano unico. Anche in questo periodo l’apporto ebraico è importante, molti sono gli ebrei che contribuirono a fare l’Italia, che vedevano anche quale via per l’ottenimento dei pari diritti o doveri (Emancipazione). Tra questi si noti Cesare Segre che diede l’ordine d’attacco il 20 settembre 1871. Un contributo che continuò anche nel corso della Prima Guerra mondiale. Poiché non è possibile capire la propria storia e identità solo riflettendo sulle caratteristiche positive, anche l’avvento del fascismo e delle sue politiche discriminatorie, non è comprensibile senza tenere da conto il gruppo ebraico italiano, che la storia e la cultura di un paese sono fatti della riflessione e del superamento dei propri sbagli. A questa riflessione contribuiscono le pagine di Primo Levi, Giorgio Bassani ed Emanuele Artom che ci mettono di fronte alla natura umana e che descrivono, da italiani, l’Italia. Nel dopoguerra l’Italia e gli ebrei italiani ricostruiscono faticosamente le loro identità e, anche grazie alla cultura, riscoprono e curano le comuni radici. In fondo senza gli ebrei Michelangelo non avrebbe creato il suo Mosè, non gli avrebbe messo le corna e la cultura italiana non sarebbe stata ricca come lo è oggi.
Sharon Reichel
Sharon Reichel: laurea in Museologia all’Università di Torino e master in Economia e Gestione dei Beni culturali. Il suo campo d’indagine è la Storia dell’arte ebraica in Italia. Ha al proprio attivo la curatela di mostre a tema ebraico. Insegna Storia dell’Ebraismo italiano presso il CIEE (Council On International Educational Exchange Italia) di Ferrara.