Parigi, il terrore colpisce ancora e domenica si vota per l’Eliseo
È stato rivendicato dall’Isis l’attentato terroristico che ieri ha colpito il cuore di Parigi: nella notte, sugli Champs Élysées, un uomo ha sparato contro un veicolo della polizia uccidendo un agente e ferendone gravemente altri due. L’attentatore è poi stati ucciso da altri agenti presenti sul luogo dell’attacco. “In pochi secondi – scrive il Corriere della Sera, ricostruendo i fatti di Parigi – si è verificato l’attentato che molti temevano, a tre giorni dal primo turno di un’elezione presidenziale cruciale per il futuro della Francia e dell’Europa”. Domenica infatti milioni di francesi andranno alle urne e grande preoccupazione in Europa desta il ruolo del partito populista guidato da Marine Le Pen, il Front National. Secondo l’intellettuale Marek Halter, intervistato da Repubblica, “Marine Le Pen è il cavallo di Troia dei terroristi per infiltrare nella nostra società l’intolleranza e il razzismo. Per fortuna ci sono i giovani, saranno loro a fermare gli estremismi”. Per Halter, la Le Pen riuscirà a vincere domenica al primo turno ma cadrà al ballottaggio.
Verso il 25 aprile. Ancora ampio spazio sui quotidiani italiani sulle polemiche legate alla Festa della Liberazione e in particolare alla manifestazione romana che non vedrà, come annunciato, la partecipazione della Comunità ebraica capitolina in polemica con la sezione locale dell’Anpi a causa della partecipazione delle bandiere palestinesi e dei ripetuti insulti diretti alla Brigata Ebraica. Ma come ha ricordato il presidente del Senato Pietro Grasso in un’intervista esclusiva a moked.it, “Chi attacca la Brigata Ebraica si pone fuori dal 25 Aprile”. Sul Corriere della Sera, Paolo Mieli spiega poi che “appare più che giustificata la decisione della presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello di non aderire alla manifestazione promossa dall’Anpi in occasione del 25 Aprile e di promuoverne una propria. Eviterà così agli ebrei romani di essere coinvolti in quelli che il giorno dopo sarebbero stati definiti dai media “incidenti” e che sono invece aggressioni a coloro che sfilano dietro le bandiere della Brigata ebraica”.
Milano, uniti per il 25 aprile. Diversa la situazione a Milano dove sfilerà il presidente Grasso e dove saranno presenti come ogni anno i simboli della Brigata ebraica. Qui l’Anpi locale, guidato da Roberto Cenati, si è più volte speso a difesa del pieno diritto della Brigata di far parte del corteo della Liberazione. Cenati, intervistato sia da Repubblica che dal Corriere, ricorda come qualsiasi contestazione a Milano alla Brigata sia sempre stata stigmatizzata “e quest’anno abbiamo fatto un passo in più. Abbiamo invitato la comunità ebraica, con la quale c’è un rapporto molto stretto, a entrare nel Comitato, proprio per la delicatezza del momento”. Milo Hasbani, copresidente della Comunità ebraica di Milano assieme a Raffaele Besso, esprime però un disagio: “Vedo cambiato il 25 Aprile. – afferma Hasbani a Repubblica – Sta entrando molto la politica. C’è chi sfila contro di noi. E noi dobbiamo stare in corteo scortati dalla digos e dai carabinieri. Non siamo liberi. È normale?”. Sul diritto di ricordare la Brigata, anche le parole dell’assessore alla Cultura della Comunità ebraica milanese Davide Romano, che ricorda la prima sfilata a Milano nel 2003 con le bandiere che rappresentano quei 5mila volontari ebrei arrivati in Italia per liberarla dal nazifascismo, e da Roma di Riccardo Pacifici (Corriere).
I partigiani nell’Anpi. “L’Anpi ha subito una mutazione genetica? Da organizzazione partigiana è diventata la prosecuzione delle organizzazioni della sinistra radicale con altri mezzi?”, l’interrogativo posto da Repubblica che poi presenta i dati che “dicono che la mutazione è stata inevitabilmente anagrafica. Proprio in questi giorni si stanno facendo i conti del tesseramento 2016. Gli iscritti sono 125 mila circa e i partigiani che hanno combattuto i nazifascisti sono ormai ridotti a 5 mila. Hanno dai novant’anni in su, sono importanti testimoni ma non possono ovviamente essere il nerbo dell’associazione. “Chi ha tra i 40 e i 70 anni oggi, circa 70 mila iscritti, – spiega il quotidiano – ha aderito sulla spinta degli ideali antifascisti e, in tempi più recenti, anche della polemica contro i governi di centrodestra. Chi lo ha fatto più recentemente, come i 15 mila ragazzi tra i 18 e i 30 anni, è stato mosso spesso dalla necessità di trovare un ancoraggio ideale che i partiti della sinistra non sembrano più garantire”.
Fifa e il doppio standard su Israele. Il Foglio riporta una presunta decisione che la Federazione calcistica internazionale, la Fifa, vorrebbe imporre all’Ifa (Israel Football Association) ovvero di revocare lo status di professionismo ai club israeliani che giocano negli insediamenti, “ovvero nelle città che sorgono nei Territori presi con la guerra del 1967”. “Gianni Infantino, – prosegue il Foglio – a capo della Fifa, potrebbe dunque applicare contro lo Stato ebraico un doppio standard che non ha fatto pesare, ad esempio, per i veri casi di aggressione territoriale in giro per il mondo”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(21 aprile 2017)