Il virus del riarmo
Come spiegare il perché a un tratto il pianeta, dopo trent’anni dalla fine della guerra fredda, sia di nuovo contagiato dal virus del riarmo e dell’aumento della “spesa militare”? Secondo La Stampa in testa vi sarebbero sauditi, cinesi, statunitensi e russi, e il dilemma è sempre lo stesso come quello dell’uovo e delle gallina “se sono le guerre ad alimentare il mercato delle armi o è il contrario”. Donald Trump avrebbe dovuto portare la “pace” o meglio aveva fatto capire che il resto del mondo poteva fare le guerre che voleva ma a lui non importava poi granché – si ricordi il primo colloquio con Benjamin Netanyahu -, l’America doveva venire “prima di tutto”, e più volte aveva definito fallimentare la politica interventista dei suoi predecessori. Presumibilmente però una riscoperta propensione all’umanitarismo e la minaccia (o il richiamo) dell’altro megalomane Kim Jong-Un, l’ha spinto a rispolverare parte della vecchia amministrazione Bush junior e a non escludere una guerra nucleare con la Corea del Nord. Nel frattempo, sempre con i solitari complimenti di Donald, Recep Erdogan ha vinto in Turchia il referendum sulla riforma costituzionale, traghettando il paese ancora più lontano dal Bosforo e dai Dardanelli. Curioso notare che i turchi residenti nella libera e democratica Europa hanno votato in maggioranza per l'”evet”, il “sì”, al contrario dei loro connazionali di Izmir, Ankara o Istanbul. Turchi a parte, neanche a molti europei un Erdogan dispiacerebbe, e difatti di aspiranti o simili non ne mancano in tutto il continente, a cominciare da Viktor Orban. Intanto il prossimo test per l’Ue sarà domenica con le elezioni presidenziali in Francia, in una campagna presidenziale accompagnata dal costante rischio di attentati terroristici da parte di jihadisti. I quali probabilmente non vedrebbero così negativamente un’eventuale vittoria di Marine Le Pen, così da esacerbare ancora di più lo “scontro di civiltà”. Del resto l’antisemitismo non è carente in entrambi i due fronti: di recente Marine ha affermato che non vi sarebbero responsabilità francesi nel rastrellamento di Vel’ d’Hiv del 1942. Meglio riscrivere la storia così da poter riproporre meglio vecchie idee mai sopite con abiti nuovi. Ed ho iniziato questo pezzo trattando di armi, già perché le armi come certe idee in fondo non cambiano, diventano soltanto più pericolose con il progresso umano. A proposito di ciò, il filosofo tedesco di origine ebraica Karl Löwith scriveva nel 1949 “ogni passo avanti nel dominio dell’uomo sul mondo porta con sé nuove forme e gradi di degenerazione, e tutti gli strumenti di progresso sono pure strumenti di regresso”.
Francesco Moises Bassano
(21 aprile 2017)