Oltremare – Giorni di fuoco
Ieri è stato uno di quei giorni, che a volerci ricamare sopra basterebbe andare a controllare che razza di ingorgo di stelle e ascendenti giocavano agli autoscontri nei cieli. Era appena finita una sberla di chamsin improvviso che ha arrostito tutta Israele con temperature infernali per due giorni. Ci siamo svegliati dalla sbornia di caldo secco e sole con 20 gradi centigradi in meno rispetto a sabato, e passi. Aspirina e caffè e si dia inizio alla settimana lavorativa. Dopodichè, in molto meno di 24 ore ci siamo sciroppati: un attentato al coltello in pieno giorno nel bel mezzo della Tayelet, la nostra amata e molto usata passeggiata sul mare a Tel Aviv (quattro feriti ma solo perchè il giovane era chiaramente un incapace, oltre che un pessimo terrorista, e si è anche fatto prendere vivo: onta alla famiglia, che non incassa una lira per aver avuto un “martire” in casa); a seguire, l’inizio della commemorazione del giorno della Shoah, con relativo assalto pre-serale ai supermercati neanche fossimo in stato di guerra, e che sarà mai se per una volta tutto chiude alle 19 come nella civilissima Europa (siamo troppo ben abituati, ecco cos’è); e poi, ciliegina sulla torta, chiusura dei seggi in Francia, e anche nelle decine di seggi francesi in Terra d’Israele dove i francoisraeliani hanno aspettato in fila anche quattro ore per poter presumibilmente votare chiunque che non fosse Le Pen. O no. In ogni caso, qui in Medio Oriente ci si abitua abbastanza a tutto, a cominciare dal chamsin. E anche le valenze vagamente simboliche dell’attentato e della deriva razzista in cuore all’Europa proprio nel giorno in cui lo Stato Ebraico ricorda sei milioni di ebrei assassinati sbiadiscono davanti ai 37 cradi centigradi che prima più che dopo ritorneranno. Se in Francia saranno due settimane di fuoco, qui in Israele l’estate non è nemmeno iniziata, e se questo è l’anticipo stiamo freschi.
Daniela Fubini, Tel Aviv
(24 Aprile 2017)