“I leader politici diano l’esempio
e non fomentino odio e razzismo”

“Ancora una volta il segretario della Lega Nord Matteo Salvini si esprime su un tema complesso e drammatico come quello dell’immigrazione, in un modo che merita le più ferme condanne di tutta la comunità internazionale. Le parole pronunciate ieri in Sicilia alimentano infatti odio e diffidenza”, il monito della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “Se i leader sono chiamati a dare il proprio esempio, con la loro capacità di influenzare fenomeni e comportamenti e a definire un quadro di coesistenza nell’intera regione mediorientale, che vada Salvini di persona in quella regione – prosegue la Presidente dell’Unione – che trascorra un periodo assieme alle popolazioni colpite da tanti massacri e violenza, che si rechi negli ospedali israeliani che accolgono tanti bambini feriti, che trascorra qualche giorno sul barcone assieme a chi anela alla libertà attraccando sulle coste siciliane, che ripassi qualche libro di storia e di statistica per comprendere cosa è accaduto negli ultimi decenni nei paesi che hanno cancellato la presenza ebraica, che riveda il suo libretto dei vaccini con quanto è stato donato a lui e ad un intero universo grazie ad esperti e ricercatori ebrei, e solo dopo questo breve trascorso dia giudizi sui perché della Siria e dei flussi migratori”.
“Da leader – aggiunge Di Segni dopo le esternazioni del capo della Lega Nord – cosa insegna ai nostri giovani? Il populismo attraverso il terrore? Attraverso il pregiudizio antiebraico? Abbiamo il dovere, come cittadini italiani che hanno incisi nel cuore ben fermi valori, di intervenire e far sentire con forza la nostra voce. Denunciare con fermezza il razzismo prodotto nelle aule universitarie e nella strada e opporre con la forza del nostro credo chi lo fomenta”.
“Nella medesima direzione – il richiamo della Presidente UCEI ai fatti di domenica scorsa in una partita di calcio di Serie A – è doverosa la presa di distanza rispetto all’episodio che questa domenica ha visto protagonista suo malgrado il calciatore ghanese Sulley Muntari, che invece di trovare nella leadership dell’arbitro un’ancora di sicurezza si è trovato a subire un umiliante accusa. A lui le più profonde espressioni della nostra solidarietà e fratellanza. Se non fossimo stati così a lungo indifferenti – conclude Di Segni – anche la Siria sarebbe oggi un’oasi da voler raggiungere per davvero”.

(3 maggio 2017)