Difendere la democrazia
Ci rimproverano alcuni non ebrei di non riuscire più a distinguere le posizioni dell’Ambasciata d’Israele da quella delle Comunità ebraiche. È vero, da un lato, che negli ultimi anni è aumentato l’impegno degli ebrei nel difendere le ragioni d’Israele (insieme alla necessità di farlo). Si interviene sui vari temi con decisione e con identità di visione da ogni parte d’Italia, quando prima non era così. In cosa sbaglia allora chi ci accusa? Nel non capire innanzitutto che esistono identità complesse, che in un mondo globalizzato ciascuno di noi si sente in diritto di intervenire su questioni lontane, vedi elezioni francesi o americane. Poi che nel difendere Israele gli ebrei non difendono semplicemente uno Stato, ma la propria esistenza al di fuori di quei confini. Così lo è sempre stato, ma negli ultimi anni si è aggiunto un ulteriore paradosso. Difendere Israele non significava più difendere solo gli ebrei, ma l’intera società occidentale. Spiegare che il terrorismo palestinese non colpiva Israele per ragioni politiche, ma religiose e che questo era il primo passo di una strategia più complessa era una previsione dolorosa che anticipava gli attacchi terrorisrici in Europa. Dire che l’Unesco sbaglia quando nega la presenza Ebraica a Gerusalemme è, prima che un omaggio alla verità, una difesa dei principi che fondando la nostra identità. Negare che ebraismo e cristianesimo nascano da lì, è la prima forma di attacco ad un’Europa incapace di reagire. Difendere Israele significa difendere i principi sulla quale si fondano le nostre democrazie. Peccato che non tutti lo capiscano.
Daniel Funaro
(4 maggio 2017)