melamed, memoria – A Piangipane per la Brigata Ebraica

primo maggio
Un Primo Maggio diverso dal solito. A contatto con le ferite del Novecento, con il loro carico di lutti, lacerazioni, divisioni. Ma anche con lo sguardo rivolto al futuro, alla costruzione di una società che se vuole continuare a dirsi realmente libera e democratica non può che apprendere dal passato, dalle sue pagine nere ma anche da quelle illuminate dal coraggio di chi seppe opporsi alla tirannia.
La recente cerimonia di raccoglimento organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane a Piangipane, all’interno del cimitero alleato in provincia di Ravenna dove riposano i i caduti della Brigata Ebraica, è giunta in conclusione dei lavori del Moked di Milano Marittima. Un’occasione nuova e particolarmente riuscita, per le molte decine di ragazzi coinvolti nell’iniziativa, di farsi carico con piena consapevolezza di quelle storie e di quelle memorie. Vicende di tutti, che a tutti appartengono e che tutti riguardano. Soprattutto in un’epoca in cui la verità storica è sempre più messa in discussione da mistificatori e professionisti della menzogna.
Dopo gli interventi istituzionali che hanno aperto la cerimonia di Piangipane i protagonisti sono stati proprio alcuni giovani, delegati dai loro coetanei, che hanno reso vivo quel ricordo, affrontando storie individuali e alcune situazioni in cui importante fu il ruolo della Brigata.
Parole e note trascritte su carta, ma che uscivano dal cuore. Il senso più autentico e profondo di una cerimonia che è stata pensata proprio per loro, i ragazzi. Come ha ricordato anche lo staff dell’Ufficio Giovani Nazionale UCEI, protagonista delle giornate del Moked con numerose attività per i più piccoli. “Con i ragazzi – la riflessione dello staff, condivisa a Piangipane – siamo andati oltre le date, i dati, i numeri e le nozioni: abbiamo avuto modo di vedere che oltre alle pagine dei libri di Storia vi sono persone semplici con storie simili alle nostre che decisero di non essere impassibili e passare all’azione in nome di ideali”.
Nonostante siano passati più di 70 anni da quei giorni, è stato poi aggiunto, “i ragazzi hanno dimostrato con la loro sensibilità come questo tema non sia superato e anacronistico”. Per liberare l’Italia, “ma anche per liberare loro stessi dall’indifferenza”.

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(5 maggio 2017)