Frankl e la psicologia del lager
Si è tenuto domenica al Centro Bibliografico “Tullia Zevi” dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane un affollatissimo incontro su Viktor Frankl, lo psichiatra e filosofo sopravvissuto alla Shoah scomparso venti anni fa, nel 1997, lasciando una profonda traccia nella cultura del ‘900. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con l’Associazione di Logoterapia e Analisi Esistenziale Frankliana (Alaef).
Una personalità che ha attraversato la storia della psicoterapia (nato nel 1905 in quella Vienna culla della psicoanalisi, la sua “analisi esistenziale” fu considerata il terzo metodo della scuola viennese dopo quelli di Freud e Adler), e che ha lasciato una eredità teorica importante, espressa in molte opere. A partire da quella forse più nota sull’esperienza nel lager (Frankl fu deportato a Theresienstadt, ad Auschwitz, a Dachau), “Uno psicologo nei lager”, tradotta in decine di lingue e vero e proprio caso editoriale, che racconta la deportazione e le crudeltà subite, con acute osservazioni sulla forza di volontà dimostrata da coloro che erano riusciti a trovare un senso alla loro esistenza.
L’incontro, introdotto dalla Coordinatrice delle Attività per la Memoria della Shoah dell’UCEI Sira Fatucci e coordinato da Daniela Pavoncello, ex Consigliera UCEI e ricercatrice dell’INAPP, ha visto tra i relatori Daniele Bruzzone (Presidente dell’Associazione Alaef), Paola Versari (Psicoterapeuta, Alaef), Gianni Yoav Dattilo (Psicoterapeuta, già Presidente SIPT) e Maria Addolorata Mangione (Docente Auxilium, Alaef). L’appuntamento si è concluso con un sentito e toccante intervento del sopravvissuto alla Shoah Sami Modiano, che ha portato la sua testimonianza.
Marco Di Porto
(8 maggio 2017)