Periscopio – Anniversari

lucreziAbbiamo già commentato, su questo Portale, due settimane fa (oltre che sul mensile cartaceo di maggio), la coincidenza di questo Yom haAzmaut con il 50° anniversario della vittoria nella Guerra dei Sei Giorni e della riunificazione di Gerusalemme (1967). Ma, com’è noto, quest’anno ci sono anche altri tre anniversari storici estremamente significativi, e non soltanto per il popolo ebraico e lo Stato d’Israele: 120 anni dal primo Congresso Sionista di Basilea (1897), 100 anni dalla Dichiarazione Balfour (1917), 70 anni dalla Risoluzione delle Nazioni Unite sulla divisione della Palestina in due Stati (e, quindi, dall’autorizzazione internazionale alla nascita dello Stato ebraico) (1947).
Un cabalista, certamente, saprebbe trovare importanti significati nascosti in tale sequenza di numeri (120, 100, 70, 50), alla luce dei quali interpretare il senso del tempo che ci è dato vivere, in quest’anno 2017 dell’era volgare. Ma anche un semplice osservatore resta colpito e suggestionato dalla coincidenza di questi molteplici anniversari, che invitano a riflettere sul cammino percorso, sulla direzione sul viaggio, sui successi e sulle sconfitte. Com’era il mondo 120, 100, 70, 50 anni fa? 120 anni fa, conclusi i moti risorgimentali che avevano cambiato il volto della vecchia Europa, le speranze del definitivo avvento di un’era di pace, giustizia e progresso si stavano sempre più evidentemente erodendo, corrose da un vento di odio e di morte che aveva ricominciato a mettere gli uomini, come sempre, gli uni contro gli altri. E un pugno di visionari, sfidando il peso di millenarie prevaricazioni, aveva osato immaginare che fosse possibile ritagliare, sulla terra, un minuscolo spazio di dignità, libertà e giustizia, da realizzare con la forza e l’intelligenza degli uomini, senza aiuto del Messia e senza violenza. 100 anni fa, mentre centinaia di migliaia di giovani vite venivano massacrate nella “guerra che avrebbe posto fine a tutte le guerre”, quella che era, all’epoca, la più importante potenza del mondo riconobbe che quel sogno non era solo un’utopia, che poteva diventare realtà.
70 anni fa, la maggioranza delle nazioni, dopo che Satana in persona, per 12 anni, aveva regnato sulla terra, precipitando l’umanità nel più profondo degli abissi, fu costretta a prendere atto che quel progetto era ormai compiuto, e non si poteva più interrompere.
50 anni fa, il piccolo Davide, per l’ennesima volta, respinse l’attacco del protervo Golia. Il quale, però, vistosi condannato all’eterna sconfitta, escogitò una sottile e subdola frode, spacciando l’enorme bugia secondo cui i ruoli di Davide e Golia si sarebbero invertiti, e decidendo che la vittima designata, colpevole di essere sopravvissuta, se impossibile da abbattere, poteva e doveva almeno essere additata alla comune ed eterna esecrazione. E oggi? Oggi possiamo festeggiare questo 69° anniversario dell’Indipendenza di Israele, a seconda dell’umore, con vari e contrastanti sentimenti: gioia, preoccupazione, orgoglio, dolore, speranza. Mutevoli come i colori delle pietre di Gerusalemme, all’avanzare della sera.

Francesco Lucrezi, storico

(10 maggio 2017)