Talmud, pagine da sfogliare
Una rubrica cara ai lettori di Pagine Ebraiche, diventata un libro da sfogliare. Quando i Maestri del Talmud discutono, per convalidare la propria opinione usano logica e conoscenza delle fonti, fanno sfoggio di arguzia e di saggezza senza trascurare umorismo e psicologia. Ma, se tutte queste risorse non bastano per far prevalere il proprio punto di vista in una discussione, potrebbe essere il momento di utilizzare uno sferzante detto popolare, un proverbio o un’espressione stravagante. Nella raccolta Detti e contraddetti del Talmud (ed. Giuntina) che sarà presentata domani alle 20.30 al Centro Ebraico Il Pitigliani il rav Amedeo Spagnoletto ha pescato nell’immenso universo talmudico alcuni detti e modi di dire particolarmente curiosi che, commentati e contestualizzati, ci danno un assaggio del sistema di pensiero che possiamo scoprire aprendo una pagina di Talmud.
“Iniziamo – scrive l’autore nell’introduzione – con l’immaginare un grande spazio, forse all’aperto durante la bella stagione nella fertile pianura della Mesopotamia, tante file di allievi e rabbini, ma anche di semplici persone rivolte con lo sguardo al capo dell’accademia che siede di fronte e come un maestro d’orchestra definisce il ritmo dello studio. L’attenzione è concentrata su un testo, la Mishnà, prima elaborazione scritta di una tradizione tramandata oralmente fino al II secolo e assemblata con cura dal patriarca di Israele Yehudà Ha-Nassì. La voce chiara dell’esperto, il tannà, che lì vicino, a memoria, scandisce il brano del trattato da studiare e discutere durante quella sessione. Altri maestri arricchiscono il dibattito introducendo le altre tradizioni orali imparate tra i muri delle loro scuole. Prende il via una discussione animata dove trovano naturale spazio il dissenso, la contraddizione e l’accurata analisi delle fonti, la cui trasmissione viene passata al setaccio della logica, dell’autorevolezza, della correttezza linguistica, dell’armonia con il resto del sistema giuridico”.
(10 maggio 2017)