Mantova – Suoni e canti della Tradizione
In occasione di Yom HaAtzmaut, la festa per celebrare l’indipendenza di Israele, per iniziativa della Fondazione Franchetti e della Comunità ebraica di Mantova, presso il Conservatorio di Musica Lucio Campiani è stato presentato il CD di canti sinagogali “I canti del Tempio, da Roma a Padova…”, frutto del lavoro di ricerca, di studio e arrangiamento dell’Ensemble Shiŷrê Miqdāsh, avviato dal rabbino capo di Padova rav Adolfo Locci.
Rav Locci e il suo gruppo (Fabrizio Durlo, pianoforte e arrangiamenti; Andrea Dainese, flauto traverso; Gregorio Carraro, flauto dolce/oboe; Steno Boesso, fagotto; Elena Bellon, arpa; Massimo Forese, violino; Antonello Domenico Barbiero e Francesco Piovan, contrabasso), hanno all’attivo diversi concerti e in quello di Mantova, oltre ai brani raccolti nel CD (pubblicato a settembre dello scorso anno), hanno eseguito anche altre melodie.
Il rav ha introdotto ciascun brano fornendone notizie storiche sia per la composizione dei testi sia delle melodie. Proprio per aver sottolineato come l’accompagnamento del canto con strumenti musicali era la norma all’epoca del Tempio (con un inciso polemico – ma con il sorriso sulle labbra – nei confronti dell’Unesco), mentre – successivamente – la voce è stata l’unico “strumento” a risuonare nelle sinagoghe, è sembrato che questi canti accompagnati da una orchestra avessero acquisito un’intensità particolare.
Rav Locci, in questa occasione, come negli ultimi tre concerti eseguiti a Padova, ha voluto con sé degli amici di vecchia data, Marco Di Porto ed Enrico Orvieto, cantori con il Rav nel Coro del Tempio Maggiore di Roma per molti anni, e che hanno partecipato alla registrazione del CD presentato a Mantova.
L’esecuzione dei brani è stata accolta dal pubblico del Conservatorio con grande interesse e partecipazione ma anche commozione, soprattutto da parte di coloro i quali hanno familiarità con testi che fanno parte della liturgia ebraica e con le melodie. Tra le esecuzioni più particolari, una poesia liturgica di Shelomò Ibn Gabirol (Shaar asher nisgar) il cui canto fu ripreso dal compositore veneziano Benedetto Marcello (e inserito nel Salmo 18 della sua opera “Estro poetico-armonico”) oppure i primi sei versi del Salmo 136 musicati da Monsignor Marco Frisina.
Non poteva non scorrere un brivido nell’ascoltare l’Anì Ma’Amin la cui melodia, secondo una leggenda, venne composta in un carro bestiame da Azriel David Fastag mentre veniva deportato nel campo di sterminio di Treblinka e poi cantata da milioni di ebrei nell’avviarsi alle camere a gas nei campi di sterminio nazisti.
Infine, l’Ha-Tiqwah, la speranza del popolo ebraico di essere libero nella propria Terra poi divenuto l’inno dello Stato d’Israele; una melodia che affonda le sue radici in una storia musicale lunga secoli che, come spiegato da Rav Locci, pare sia iniziata proprio a Mantova…
Non resta che augurare al gruppo di poter proseguire nell’importante lavoro di ricerca, conservazione e diffusione delle melodie sinagogali, parte rilevante anch’esse del grande patrimonio culturale dell’ebraismo italiano.
Agli Shirè Miqdash di Rav Locci il nostro Chazzak!!
Tina Cappellini
(11 maggio 2017)