Periscopio – Negoziati

lucreziNel caso ce ne fosse ancora bisogno, credo che il livello di possibile ottimismo riguardo ai negoziati di pace israelo-palestinesi che dovrebbero prossimamente ripartire, sotto gli auspici della nuova Presidenza americana, sia eloquentemente rivelato dalle esplicite parole con le quali Nabil Shaath, consigliere per gli affari esteri del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ha bollato come ‘folle’ e irricevibile la richiesta americana che l’ANP interrompa, in segno di buona volontà, i pagamenti di vitalizi a palestinesi detenuti per attacchi terroristici e ai familiari di terroristi morti compiendo attentati. Un richiesta ‘assurda’, che, ha detto Shaath a Israel Radio, avrebbe il solo effetto di impedire sul nascere ogni possibile riavvio dei negoziati: “sarebbe come chiedere a Israele di smettere di pagare i suoi soldati”.
Sono parole a cui va senz’altro riconosciuto il pregio della chiarezza. I terroristi, anche quando massacrano donne, vecchi, bambini, sono sempre dei soldati, servono la causa, il loro Paese. Peccato che, in Europa nessuno si fermi nemmeno un secondo a riflettere sul significato di queste affermazioni.
Se qualcuno non lo sapesse, qualsiasi palestinese provochi la morte di israeliani (civili o militari, non fa nessuna differenza), in qualsiasi modo (coltelli, bombe, pistole, camion, tutto va bene) riceve poi, se catturato, un lauto vitalizio, il cui ammontare è proporzionale al numero di vittime provocate. Se, malauguratamente, muore, il sostegno va ai suoi familiari, non abbiamo capito bene per quanto tempo (ma tanto, da quelle parti, i soldi non mancano di certo, ci pensa l’Unione Europea). Altro che reddito di cittadinanza, da quelle parti sono molto più avanti di noi.
Se non fosse un argomento terribilmente serio e tragico, si potrebbe provare a immaginare cosa accadrebbe, in qualsiasi Paese della Terra, con una normativa del genere. Cosa penserebbero, in tantissime case del mondo, tanti parenti di giovani sfaccendati (“bamboccioni”?), che, con un piccolo sacrificio personale, metterebbero finalmente a posto tutta la famiglia? Proviamo a immaginare quanti padri, zii, fratelli, cognati, suoceri, in ansia per il carovita e le bollette da pagare, nel dire al giovanotto, magari, “mi raccomando, fai il bravo, vai a studiare, cercati un lavoro ecc.”, non penserebbero invece, contemporaneamente, dentro di sé, “certo, se proprio non trova lavoro, almeno potrebbe darsi da fare in quell’altro modo… Perché i nostri cugini hanno quella bella pensione e noi niente?”. E ancora: “certo, se fa un attentato, speriamo almeno che sia bello sostanzioso, la nostra è una famiglia numerosa, le spese sono molte…”.
E proviamo a immaginare, ancora, cosa succederebbe se l’erogazione, da un giorno all’altro, venisse interrotta. Proviamo a immaginare un comunicato col quale il Presidente palestinese annunciasse per televisione: abbiamo fatto la pace, d’ora innanzi non si devono più fare attentati, e, se qualcuno li fa ancora, sono fatti suoi, per cui niente vitalizi. Io penso che le strade si riempirebbero immediatamente di immensi cortei di protesta, quali neanche i nostri sindacati confederali dei bei tempi andati sono mai riusciti a organizzare.
Ma nessuno si deve preoccupare, il welfare, in Palestina, è un valore, non sarà mai toccato. Quel temuto comunicato non ci sarà mai.

Francesco Lucrezi, storico

(17 maggio 2017)