Salone al via, con Pagine Ebraiche
“Lo confesso, questa notte non ho chiuso occhio”. È con queste parole che Massimo Bray questa mattina, prima dell’apertura della trentesima Edizione del Salone del Libro di Torino, raccontava l’emozione di un’apertura che è soprattutto in cui saranno messi alla prova dei numeri e dei visitatori progetti, aspettative e forse anche sogni a lungo cullati in mesi difficili. Diventato Presidente della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura da alcune settimane, dopo una lunga collaborazione con il presidente ad interim Mario Montalcini – ora Presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione – Bray può già oggi togliersi una prima soddisfazione: sono più di cinquanta mila i biglietti acquistati tramite i canali di prevendita, e le code agli ingressi erano lunghe già prima dell’orario di apertura del Salone. Pagine Ebraiche, che come tutti gli anni dalla presentazione del numero zero, a maggio 2009, attende i lettori all’interno del Lingotto, ospite come tradizione della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, che ha messo a disposizione uno spazio nella Galleria Visitatori, a ridosso del punto informazioni e dello snodo fra i Padiglioni del Lingotto. E a porte del Lingotto appena aperte a salutare la redazione di Pagine Ebraiche è passato Gianluigi Benedetti, attualmente consigliere diplomatico al Ministero dell’istruzione già confermato come prossimo Ambasciatore italiano in Israele, accompagnato dal rabbino capo di Torino e da Claudia De Benedetti, per proseguire poi con una visita alla Comunità Ebraica di Casale.
La redazione è al lavoro come sempre, con la sola differenza che alla gestione quotidiana delle notizie che entrano nel flusso dei notiziari giornalieri e settimanali e nelle edizioni mensili a stampa di Pagine Ebraiche, Italia Ebraica e DafDaf si aggiunge il rapporto diretto con i tanti curiosi e interessati, che passano per chiedere, per informarsi e spesso anche per raccontarsi. A riprova di come la minoranza ebraica italiana, con la sua cultura e con le sue tradizioni non solo è parte integrante della storia nazionale, ma anche è stata capace di raccogliere intorno a sé molti cittadini che con il loro affetto e il loro interesse vanno a costituire la migliore garanzia e la migliore protezione possibile per un gruppo minoritario che troppo frequentemente è stato il primo a cogliere e subire i segni della diffidenza e del razzismo.
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(18 maggio 2017)