donne…
Mia moglie הי”ו è stata via per qualche giorno ed ovviamente io sono rimasto a casa con i ragazzi הי”ו. Fin qui nulla di speciale, tranne che giovedì avevo un appuntamento presso un bet din e durante una conversazione con uno dei dayanim ho detto che mia moglie era fuori da Israele ed io ero a casa con i nostri figli. A quel punto il dayan si è sperticato in mille complimenti ed apprezzamenti per il fatto che io (Harav Punturelo senza una l) mi stessi occupando della casa, dei figli ed ero anche al lavoro. La stessa cosa mi era stata detta mercoledì pomeriggio da una donna, la direttrice di una scuola con la quale lavoro e la stessa atmosfera di apprezzamenti vagava nell’etere in altri contesti, anche amicali, dove mi sono presentato in questi giorni. La domanda a questo punto è più che chiara: “Perché la società si spertica in complimenti per un padre che lavora e si occupa dei suoi figli e della gestione quotidiana della propria casa e non fa lo stesso per una donna che ogni giorno fa esattamente la stessa cosa, se non di più? Perché per un uomo che cucina un decente piatto di pasta ci sono mille pacche sulle spalle, mentre per una donna che cucina una cena da stelle Michelin tutto sembra essere dovuto e normale?”. Ovviamente queste domande non sono espressione di un sentire generale, ma di fatto il cammino dell’uguaglianza tra uomo e donna passa anche per questi atteggiamenti mentali, per questi sguardi sociali che pretendono da una donna che lavora mille ruoli e mille compiti: raggiungere obiettivi decenti nel lavoro, senza mai perdere il proprio ruolo di donna e madre e matrona. Ed è con questa sensazione che mi rende anche un po’ colpevole di un machismo e maschilismo diffuso che reciterò, da adesso in poi, la benedizione del mattino: “Benedetto sia Tu Signore Re del mondo che non mi hai fatto donna.” Ma di fatto, non mi hai fatto neanche baby sitter dei miei figli, se non semplicemente loro padre, questo la società intorno a me lo sa?
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
(18 maggio 2017)