Analisi scorretta – Elezioni
Tra meno di dieci mesi finirà la legislatura e ancora non si dispone di una legge elettorale adeguata per votare.
In realtà ci sono due leggi elettorali, ambedue riformate dall’intervento della Corte Costituzionale, una per il Senato, marcatamente maggioritaria, ed una per la Camera dei Deputati, di fatto proporzionale, poiché il premio di maggioranza nel cosiddetto sistema “Italicum” scatterebbe sulla soglia del 40% dei voti ad una singola lista. Eventualità abbastanza improbabile nella situazione odierna italiana.
Le forze politiche, sono finalmente giunte alla conclusione che per dare un governo stabile alla nazione all’indomani delle prossime elezioni politiche sia necessaria una legge elettorale almeno coerente per i due rami del Parlamento. E pare che finalmente abbiano concordato un calendario di discussione
Le diverse proposte sembrano tra loro ancora inconciliabili, ma sembra che ieri Berlusconi abbia aperto uno spiraglio verso il PD.
Come è noto al momento ci sono tre forze in campo più o meno di peso elettorale equivalente, intorno al 30% delle preferenze dei cittadini. Il centro-destra sembra quella meno omogenea ma anche quella suscettibile di aumentre il proprio consenso. Ad ogni modo per fare una nuova legge elettorale è necessario che almeno due di questi schieramenti trovino un accordo.
È possibile fare alcune considerazioni di carattere generale:
Due settimane fa in Francia Emmanuel Macron ha sconfitto il populismo, sommando le forze moderate della destra e della sinistra. E il suo governo appena nato ce ne ha dato una immagine plastica: è guidato da un conservatore aperto e ha al suo interno ministri socialisti e centristi. Di fatto una grande coalizione. Anche il governo tedesco è formato da una grande coalizione tra democratici cristiani e socialdemocratici.
Macron ha potuto raggiungere questo obiettivo grazie al modello elettorale a doppio turno che porta i candidati con il maggior numero di voti del primo turno a misurarsi tra loro. A quel punto è stato gioco-forza che i cittadini democratici ed europeisti si unissero dietro a Macron, contro la proposta populista e sovranista di Marine Le Pen.
L’Italicum, la legge elettorale voluta da Matteo Renzi, mutilata dall’intervento delle Corte Costituzionale prima ancora di essere utilizzata, prevedeva anch’essa lo stesso modello a due turni, la differenza con il sistema francese consisteva nel fatto che da noi si sarebbe rivotato se nessuna lista avesse raggiunto il 40% dei consensi al primo turno, mentre in Francia ciò è previsto se nessun candidato raggiunge il 50% più 1 dei voti al primo turno. Tuttavia questa eventualità non c’è più, è stata cassata dalla Consulta.
Tralasciando il tecnicismo giuridico che ha portato questa decisione da parte della Corte Costituzionale, tale decisione appare non priva di conseguenze sulla governabilità del nostro paese.
L’Italia è un grande Paese, tuttavia ha sofferto più degli altri la crisi economica iniziata nel 2008, soprattutto perché è stata malgovernata a partire dagli anni ’80 del secolo scorso. La seconda Repubblica non si è mostrata migliore della prima e purtroppo, il 4 dicembre scorso abbiamo mancato l’appuntamento con la terza.
Il referendum per la riforma costituzionale dello scorso anno ha segnato una grande sconfitta delle forze riformiste, e la legge elettorale uscita dalla decisione della Consulta, di fatto una legge proporzionale secca, ci sta riconducendo verso la Prima Repubblica. Se il Parlamento non troverà l’accordo su un sistema elettorale che consenta una piena governabilità al partito (o ai partiti) che riceve maggiori consensi, si tornerà ai bizantinismi delle coalizioni fugaci che nascono e muoiono fuori del Parlamento grazie ad accordi sottobanco.
Un’altra riflessione va fatta sulla sconfitta di Renzi in merito alla riforma costituzionale: tra le proposte ce ne erano alcune buone ed altre meno. Il punto su cui riflettere però è squisitamente politico. Oggi Berlusconi riapre a Renzi, ma anche due anni fa era chiaro che il populismo del Movimento Cinque Stelle e il sovranismo di Salvini e Meloni può essere fermato, da noi come in Francia, dalla collaborazione delle parti moderate conservatrici e progressiste. Per questo c’era stato il “patto del Nazareno” che aveva portato PD e FI ad una riforma costituzionale condivisa (tanto che i parlamentari di Forza Italia l’hanno votata due volte in Parlamento).
Con l’elezione al Quirinale di Sergio Mattarella però l’alleanza si è rotta. Berlusconi aveva tutte le ragioni per romperla. Aver votato in solitudine il Presidente della Repubblica è stato un grave errore del PD, anzi di Renzi. Per approvare la riforma costituzionale bisognava tener fede a quell’alleanza, perché al Referendum sarebbero serviti anche i voti dei moderati se si voleva mettere la Riforma in sicurezza. Come se non bastasse è continuata la fronda interna al PD che Renzi avrebbe potuto tacitare dando qualche soddisfazione a Bersani, anche i voti della sinistra (che in Parlamento ha votato quattro volte la riforma costituzionale) sarebbero stati necessari il giorno del Referendum.
Sappiamo come è finita. Morta e sepolta la riforma costituzionale è caduta anche la legge elettorale per la Camera dei Deputati. Ora è urgente una legge elettorale che dia governabilità al Paese e un’alleanza delle forze europeiste per fermare la deriva populista e sovranista. Olanda e Francia hanno superato l’esame, la Germania non desta grandi preoccupazioni. Saranno le elezioni italiane ad ipotecare il futuro dell’Europa?
Anselmo Calò
(22 maggio 2017)