Attentato a Manchester
I siti jihadisti festeggiano

rassegnaSi aggrava di ora in ora il bilancio delle vittime dell’attacco terroristico di questa notte a Manchester, al termine del concerto della popstar Ariana Grande davanti a migliaia di giovanissimi. Secondo quanto comunicato dalla Greater Manchester Police, si contano al momento almeno 22 morti. I feriti (alcuni dei quali in gravi condizioni) sarebbero invece 59.
Come segnala tra gli altri il Corriere in uno spazio sul proprio sito denominato “Cosa sappiamo finora” siti jihadisti festeggiano l’attentato, anche se ancora nessun gruppo ha rivendicato la strage. Lo riporta Site, il sito che monitora l’attività jihadista della galassia estremista. Secondo Site, sui canali di sostegno all’Isis, circola anche un video che ritrarrebbe il kamikaze, con il volto coperto, presunto autore della strage.
La premier britannica Teresa May ha diffuso nella notte un messaggio di cordoglio e solidarietà alle famiglie delle vittime colpite dall'”orrendo attacco terroristico”.

Al centro dell’attenzione mediatica anche la visita di Donald Trump in Israele (questa mattina il presidente americano sarà nei Territori, nel pomeriggio arriverà invece in una Roma blindata).
“Tre presidenti si azzardarono a visitare Israele solo nel secondo mandato, Clinton e Carter rinviarono i loro viaggi consolidato il potere. Debuttando nel mondo a Riad e Gerusalemme, Trump – assediato dalle inchieste in casa, sicuro di sé all’estero – lancia un messaggio chiaro, l’asse della sua politica seguirà la rotta che ha aperto” scrive Gianni Riotta su La Stampa. “Luna di miele è dir poco, tra Don e Bibi è amore torrido. Il presidente degli Stati Uniti riceve in Israele un’accoglienza trionfale, il premier israeliano lo colma di onori e attenzioni, sfoggia intimità e ammirazione” racconta Federico Rampini su Repubblica. L’apoteosi di Trump al suo primo viaggio in Israele, aggiunge poi, “sottolinea la distanza enorme con Barack Obama, l’odiato firmatario del patto nucleare con l’Iran”.
“Dopo 15 anni Trump cancella l’idea di esportare la democrazia. I buoni rapporti con i regimi sunniti avranno la precedenza sull’esercizio delle libertà” osserva Paolo Mieli sul Corriere, riflettendo anche sui precedenti incontri a Riad. Sul Messaggero, Fabio Nicolucci parla di “difficile equilibrio costruito sul nemico Iran”. Mentre Fiamma Nirenstein, sul Giornale, definisce la preghiera di Trump al Muro Occidentale “un gesto semplice e rivoluzionario”.
L’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme, in un’intervista con Andrea Tornielli de La Stampa afferma: “II fatto che la politica abbia compreso che il dialogo interreligioso è un tassello importante del mosaico mediorientale è un passaggio importante e positivo. L’elemento religioso in passato era messo a parte, perché considerato motivo di divisione. In parte purtroppo è vero, ma proprio per questo era significativo includere il contesto religioso, anche se ciò rende tutto più faticoso”.

Su Avvenire, un ampio articolo dedicato alla mostra sul Genocidio armeno esposta al Memoriale della Shoah di Milano. Un diario e ottanta scatti per denunciare il dramma di un popolo. Tra le testimonianze cui si dà risalto quella di Armin Wegner: una figura riscoperta di recente grazie al presidente di Gariwo Gabriele Nissim, che per Mondadori ne ha scritto la biografia.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(23 maggio 2017)