Salone del Libro di Torino:
“Un successo di squadra”

Il prossimo Salone del Libro si terrà a Torino, al Lingotto, dal 10 al 14 maggio 2018. Non c’è più spazio per le discussioni, dopo i cinque giorni che hanno visto la città riprendersi con forza e con gioia il suo ruolo. Il successo era nell’aria, le preoccupazioni della vigilia e le tensioni degli scorsi mesi già cancellate dalla folla costante che per cinque giorni aveva affollato i padiglioni del Lingotto, ma sono stati i dati sugli ingressi, alla conferenza stampa di chiusura della trentesima edizione del Salone del Libro di Torino, a dare la misura del risultato ottenuto. Con 165.746 visitatori, di cui 140.746 al Lingotto e oltre 25mila al Salone Off, cifre più tardi definite “della Questura” da Lagioia, calcolate non solo alle 16 dell’ultimo giorno, quando ancora molti stavano entrando, ma volutamente al ribasso, per essere sicuri di non fare il benché minimo errore, non restano dubbi. Il Salone è Torino, e Torino è il Salone. È stato Massimo Bray, presidente della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, a prendere la parola per primo – con la traduzione in linguaggio dei segni che ha accompagnato tutti gli appuntamenti principali di questi giorni – ammettendo con grande franchezza di aver iniziato a respirare solo un’ora prima: “Ho passato queste giornate in apnea, dormendo pochissimo. Ora posso dirlo, ora siamo felici”. E mentre gli applausi si spegnevano ha voluto IMG_20170522_183114confessare di aver capito solo in questi ultimi mesi il vero senso dell’espressione “bogianen”, attribuita ai torinesi in una interpretazione errata. “Il significato è spiegato anche nella Treccani: risale alla Battaglia dell’Assietta, che nel 1747 vide uno scontro fra forze impari. I pochi soldati austro piemontesi riuscirono a fermare le decine di migliaia di francesi e l’espressione ‘nojàutri i bogioma nen’ (parte di un messaggio che il Conte Bricherasio fece recapitare al comando a Torino) ossia ‘da qui noi non ci muoviamo’, divenne il popolare bogianen, che indica testardaggine e risolutezza. E proprio queste caratteristiche ho visto all’opera in questi mesi”. Dopo aver raccontato come è nata l’idea di affidare a Nicola Lagioia la direzione editoriale del Salone – a una delle prime riunioni per la rivista online il Tascabile, cui Lagioia, ha spiegato poi lui stesso, ha rischiato di non arrivare semplicemente perché non gli partiva il motorino, cosa che avrebbe cambiato di molto i destini del Salone – ha voluto ricordare la figura di Leone Ginsburg, descritto da Norberto Bobbio come lettore vorace, che leggeva con avidità ma anche con discernimento e con un gusto raffinato. Non è stato casuale che molto spazio sia stato dedicato alla memoria di Falcone e Borsellino, e di Khaled Assad, l’archeologo che ha tentato inutilmente di difendere Palmira, e a Primo Levi.
“Fondamentali per il successo ottenuto sono state anche la coesione della squadra di consulenti e il sostegno dei tanti editori che hanno collaborato sin dall’inizio con noi, sempre presenti, sempre positivi e propositivi. E voglio sottolineare anche come Chiara Appendino e Sergio Chiamparino siano stati con noi senza esitazioni, senza mai chiedere nulla, solo facendo, e donandoci il loro appoggio”.
Ancora più stralunato ed emozionato, se possibile, Nicola Lagioia, secondo cui, “in questi cinque giorni, è successo qualcosa che nessuno avrebbe previsto, anche se ognuno di noi l’aveva desiderato a lungo, in un tempo e in un mondo in cui ti dicono che le cose che davvero desideri hanno poca speranza di realizzarsi. Che sia stato un enorme successo è talmente evidente a tutti che non c’è bisogno di spiegarlo, ma credo sia accaduto qualcosa di molto più grosso, e di più profondo: il Godot che per tanti anni avevamo aspettato che comparisse sulla scena, si è finalmente mostrato”.
Per Lagioia l’idea più importante è che sia successo qualcosa che riguarda l’idea di comunità, il ritrovarsi insieme, la scelta di partecipare “in maniera sensata, umana, viva, fraterna, alla vita pubblica di questo paese, insieme all’idea di tornare a fare davvero esperienza attraverso la cultura e i libri”. Una possibilità di vivere insieme in modo solidale, pacifico e profondo”. Una prova che in Italia succedono cose che possono diventare un modello per l’estero, non sempre e soltanto il contrario. “E non è affatto vero, dovremo ricordarcelo, che alzando il livello si riduce il pubblico. Torino, con il suo Salone e al di là del Salone, attraverso i libri e la cultura si propone per gli anni a venire come uno dei più importanti laboratori di democrazia, pace, e convivenza civile a livello europeo”. Quello che è successo – ha continuato – non ha soltanto un valore nazionale e il manifesto del Salone, con un libro che scavalca un muro, vale per la situazione in cui versa il mondo, ma dovrebbe valere anche all’interno del mondo del libro.
Non è mancato l’appello ai grandi editori, assenti a Torino, con una nota personale: “Mi sono sentito francamente mortificato per come Einaudi, la casa editrice i cui dirigenti e i cui autori un tempo morivano o andavano in esilio per le proprie idee, sia stata costretta nel 2017 a una lunga e faticosa trattativa per ottenere un piccolo stand nella propria stessa città. Amici di Mondadori, aiutateci a fare di questo Salone qualcosa di ancora più bello e più prezioso. Lasciate che gli amici di Einaudi siano restituiti al Salone della loro stessa città, e possano aiutare Torino a restare una delle vere eccezioni culturali che abbiamo”. Ultimo a parlare, ancora più esausto ed emozionato di Bray e Lagioia, col compito di ringraziare tutti, eppure senza parole nella grande Sala Gialla, piena fino agli ultimi posti, è stato Mario Montalcini. Da tutti apprezzato per come ha saputo tenere insieme un sogno che sembra impossibile nei lunghi e difficili mesi che hanno visto questo Salone prendere corpo, ha sottolineato che il lavoro per l’anno prossimo è avviato, e il Salone del 2018 sta già prendendo corpo.
Perché che il Salone si debba fare, e che si debba fare a Torino, in maggio, non è stato deciso dall’alto, non dalle case editrici, non dalla politica. Lo ha deciso l’enorme popolo di lettori che ha invaso la città e i suoi spazi.
L’appuntamento è l’anno prossimo a Torino, dal 10 al 14 maggio.

Ada Treves twitter @ada3ves

Foto in alto di Laura Portinaro

(23 maggio 2017)