CEI, il neo presidente Bassetti:
Rav Belgrado, luce di spiritualità
Un incontro indimenticabile, nelle ore più difficili per Firenze dal dopoguerra in poi. Novembre 1966: il centro storico ferito dall’alluvione, una città letteralmente in ginocchio. Le parole di un grande rabbino, il rav Fernando Belgrado, che gettano una luce in quelle giornate drammatiche, cariche di angoscia e di interrogativi.
“Quando ho visto che l’acqua cresceva, da ebreo mi sono posto il problema se prima dovevo salvare la Torah, la Legge, oppure i miei figli. Però ho avuto un istinto primario e ho salvato i rotoli. Dio mi ha illuminato, e mi ha dato la forza per salvare anche i miei figli” dice il rabbino capo, storica figura dell’ebraismo fiorentino del Novecento, al giovanissimo viceparroco di San Salvi, allora 24enne, che lo incontra anche nelle vesti di angelo del fango.
Ha ricordato con emozione questo aneddoto il nuovo presidente della Conferenza Episcopale Italiana Gualtiero Bassetti, rispondendo a una domanda di Pagine Ebraiche sui suoi rapporti con l’ebraismo nel corso della conferenza stampa convocata dalla Santa Sede all’indomani della nomina. “Non dimenticherò mai la testimonianza di questo uomo di eccezionale spiritualità, che aveva fatto una scelta di coscienza e di fede” ha spiegato Bassetti al giornale dell’ebraismo italiano.
L’incontro con rav Belgrado, ha poi aggiunto il presidente della Cei, avvenne davanti alla lapide che ricorda gli ebrei fiorentini morti nella Shoah nel giardino della sinagoga di via Farini. “Un luogo – ha sottolineato – carico di significati simbolici”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(25 maggio 2017)