Società – Da Charlie a Londra. Questa è una guerra

Un bollettino di guerra dal gennaio del 2015, con l’assalto a Parigi alla redazione di Charlie Hebdo e al supermercato ebraico. Di una guerra che per paura e cecità non vogliamo chiamare guerra, ma che ha mietuto infinite vittime di guerra. Episodi clamorosi ed episodi dimenticati, senza un criterio cronologico preciso. Ma che non dovrebbero essere mai dimenticati. Nel dicembre del 2016 un Tir rubato con targa polacca viene scaraventato nel cuore di Berlino sulla folla che si accalca nel mercatino di Natale, provocando 12 morti. A luglio del 2016, in un centro commerciale di Monaco di Baviera vengono mitragliate a morte 9 persone (l’attentatore si suicida dopo la strage). A Wurzburg, sempre a luglio, un ragazzo armato di ascia si scaglia contro i passeggeri di un treno regionale prima di essere ucciso dalla polizia. Sul treno Thalys diretto a Parigi, nell’agosto del 2015, un terrorista con un fucile sta per uccidere un gruppo di passeggeri ma viene bloccato all’ultimo momento da due soldati americani in licenza in Europa. Nel luglio del 2015 a Suruc in Turchia, al confine con la Siria, un kamikaze si fa saltare in aria uccidendo 30 persone, tra cui molte ragazze in partenza per Kobane, che avevano scattato un selfie di gruppo subito prima di morire. Nel gennaio del 2016 a Istanbul un uomo si fa esplodere presso l’obelisco di Teodosio ammazzando 13 turisti. A marzo del 2016, a Istanbul, nella centralissima Istiklal Avenue, un uomo si fa esplodere provocando la morte di 4 persone. Nel giugno del 2016 in un’esplosione terroristica all’aeroporto di Istanbul muoiono 45 persone. Nella notte di Capodanno 2017 un terrorista islamico irrompe con un kalashnikov nella discoteca Reina club e uccide 39 persone.
Nel gennaio del 2016, a Giacarta, in un centro commerciale un terrorista si fa saltare in aria con una cintura esplosiva lasciando sul terreno 8 vittime. A Dacca, in un ristorante situato nel quartiere diplomatico della capitale del Bangladesh, un uomo prende in ostaggio gli avventori e ne uccide ventidue. Nel marzo del 2015, nel museo nazionale Bardo a Tunisi, un attentato terroristico uccide 24 persone. A Susa, in Tunisia, nel giugno del 2015 un gruppo di terroristi irrompe in un centro turistico gridando «Allah Akbar» e uccide 39 persone, molte delle quali erano in spiaggia, sotto gli ombrelloni. A Tel Aviv, il primo gennaio del 2016, un uomo spara sugli avventori di un bistrot, uccidendone due (senza considerare il numero elevatissimo di attentati di matrice islamista in Israele). Nella domenica delle Palme del 2017, due esplosioni nelle chiese copte di Tata e Alessandria d’Egitto fanno strage di fedeli. Nel luglio del 2016 due terroristi islamici, durante la messa mattutina nella chiesa di Saint-Etienne-duRouvray, vicino a Rouen in Francia, sgozzano Padre Jacques Hamel dopo averlo costretto a mettersi in ginocchio, gridando «Daesh». A Copenaghen, nel febbraio del 2015, un giovane con un passamontagna irrompe con un kalashnikov in un caffè dove si svolge un convegno sulla libertà d’espressione alla presenza del vignettista svedese Lars Vills, «colpevole» di aver disegnato vignette considerate blasfeme su Maometto: muore una persona. Successivamente un terrorista attacca la Sinagoga Grande della capitale danese: muore una persona. A Orlando in Florida, nel giugno del 2016, un terrorista spara sulla folla di un night club frequentato dalla comunità gay uccidendo 49 persone. Senza provocare morti, si registrano attacchi di uomini armati di coltelli e asce in un centro commerciale del Minnesota, a New York e nel New Jersey. A Nizza, nel luglio del 2016, durante la festa con i fuochi d’artificio per celebrare la presa della Bastiglia, un terrorista a bordo di un camion lanciato a velocità folle si scaglia sulla folla del lungomare provocando 84 morti. A Londra, sul ponte di Westminster a un passo dal Parlamento inglese, nel marzo del 2017, un uomo si lancia con un suv sui passanti uccidendone cinque. Nell’aprile del 2017, a Stoccolma, nella zona commerciale di Drollninggatan, un camion travolge la folla provocando la morte di 5 persone. A San Pietroburgo, nell’aprile del 2017, un terrorista islamico kirgizo fa esplodere un ordigno in un vagone della metropolitana uccidendo 14 passeggeri. Nel novembre del 2015, a Parigi, circa una decina di terroristi uomini e donne, armati di cinture esplosive, mitragliatrici, fucili e bombe a mano uccide 130 persone al teatro Bataclan, nei pressi dello stadio, in alcuni ristornati, caffè e pizzerie. Nel marzo del 2016 all’aeroporto di Bruxelles due terroristi islamici si fanno esplodere provocando la morte di 31 persone. Dopo appena un’ora nella stazione della metropolitana di Bruxelles vicina alle istituzioni europee esplode un’altra bomba, con il bilancio di 20 morti. Nel febbraio del 2017 un uomo armato di machete e con due zaini sulle spalle ha aggredito dei soldati sotto la piramide del Louvre a Parigi. Nel marzo del 2017, all’aeroporto di Orly, un uomo spara a un posto di blocco e ferisce un’agente di polizia gridando «morirò per Allah». Nell’aprile del 2017, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali in Francia, a Parigi, sugli Champs-Elysées un terrorista spara a una pattuglia della polizia e uccide un poliziotto. Poi ci sono il Pakistan, l’Afghanistan, la Nigeria, lo Yemen. Poi c’è la notte di Manchester, la strage delle ragazze.

Pierluigi Battista, Corriere della Sera, 25 maggio 2017