Ebraismo in pillole
Ci abbiamo lavorato per mesi, e finalmente ci siamo. Vedrà la luce martedì prossimo. “Ebraismoinpillole.it” è un portale realizzato dall’Associazione di cultura ebraica, e sostenuto dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dalla Fondazione Pincus per l’educazione nella Diaspora di Gerusalemme. Il sito – che verrà presentato al Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca dalla Ministra Valeria Fedeli – mira a far conoscere religione, cultura e tradizioni ebraiche agli adolescenti italiani, in un modo fresco e innovativo ma non superficiale.
Come sempre, per chi ha lavorato a un progetto è difficile dare un giudizio obiettivo. Nel caso di un prodotto digitale, la valutazione importante sarà quella di utenti e lettori, che mostreranno di gradire o meno con i loro clic sulle pagine. Ma sarà rilevante anche l’impressione degli insegnanti, a cui il sito pure si rivolge, che ci auguriamo possano sfruttare questo strumento per insegnare a studentesse e studenti chi sono davvero gli ebrei, senza annoiarli e senza cominciare per forza da Auschwitz.
Abbiamo immaginato “ebraismoinpillole.it” per gli adolescenti che preparano la maturità, ma la verità è che io stesso, leggendo i contenuti dei vari percorsi, ho imparato parecchie cose. Molto del merito va ai due autori, Micol Temin e Daniele Toscano, che hanno saputo sintetizzare una materia complessa senza lasciarsi andare alla tentazione della sintassi involuta. E come spesso capita nel lavoro, il progetto è cambiato più volte dal suo concepimento – lo spunto ci fu fornito dalle lettere dei “Saggi” di Israele interrogati da David Ben Gurion -, perché abbiamo provato ad affinare progressivamente il nostro target e a rendere più efficace il risultato, puntando appunto sui giovani, ebrei ma soprattutto non ebrei.
Conoscere meglio l’ebraismo può essere un elemento che arricchisce qualunque essere umano dotato di curiosità. Ma è, secondo noi, il modo più efficace per combattere l’antisemitismo: non basta il lavoro sulla Memoria della Shoah per sradicare pregiudizio e intolleranza, occorre anche favorire luoghi di conoscenza e di incontro. In definitiva, serve un lavoro culturale. La settimana prossima presentiamo l’esito di questo impegno fino a oggi, ma il bello della sfida è che, per un obiettivo così alto, l’impegno può soltanto proseguire, crescere, svilupparsi.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas Twitter: @tobiazevi
(30 maggio 2017)